Il cinema di M. Nigth Shyamalan ha sempre un pò diviso: la critica, il pubblico, il botteghino e chiunque si rapporti ai suoi film con un minimo di spirito polemico. Perchè le sue storie senza dubbio affascinano, attirano e, in un certo senso, non lasciano mai indifferenti. Personalmente sono dell'idea che un regista, arrivato a questo punto possa considerarsi soddisfatto....è il sogno di ogni autore, quello di vedere le sue fantasie riprodotte sullo schermo e di far si che le stesse siano oggetto di fiumi di parole e discussioni. Più un regista ha fantasia, più ha un suo stile personale e unico, maggiormente i suoi lavori saranno riconosciuti e riconoscibili; è come avere tra le mani una formuletta magica. A distanza di undici anni dalla sua uscita nelle sale, visto oggi, si capisce lontano un miglio che Unbreakable è un film di Shyamalan, perchè la formuletta anche qui è stata rispettata.
Ci sono due/tre elementi basilari nei suoi film che non mancano mai.
Il primo è la paura, o meglio ciò che a lui fa paura, che poi pensandoci è un pò la rappresentazione di ciò che non si conosce, ciò che in modo minaccioso è presente sempre nella mente di ogni bambino......il secondo è appunto quello che potrebbe definirsi come l'elemento/fattore "infantile". Perchè ogni suo film (o quasi ) è rivestito da un manto fiabesco. Chi, da bambino, non ha mai avuto paura dei fantasmi (Il sesto senso) o degli alieni (Signs) o di mostri terribili tra i boschi (The village) o di creature che vengono fuori da buie acque (Lady in the water), e chi una volta cresciuto, non ha mai anche per un attimo provato ad esorcizzare quelle paure, dicendosi che ormai era grande e bastava non pensarci più....? Shyamalan evidentemente in quelle paure ci crede ancora ed il suo scopo è quello di riportarci a quell'età in cui scacciarle era impossibile. In questo il regista riesce bene e sembra volerci dire ...." vedete non erano solo paure di bambino...io non le ho superate. Perchè dovreste superarle voi ?".
E in più ha capito che la cosa che più fa terrore in assoluto è l'attesa. Il non sapere, il farsi scivolare addosso cose terribili non capendo perchè ma sapendo che c'è una spiegazione a tutto e più, quella spiegazione , tarda ad arrivare più è terribile; come per un bambino che terrorizzato sotto le coperte non riesce a dormire ed aspetta che la luce dell'alba entri nella stanza per sentirsi più al sicuro. Diciamo che se i film di Shyamalan durassero tutti due ore circa, un'ora e tre quarti sarebbero il bimbo terrorizzato sotto le coperte, e il quarto d'ora finale (in cui di solito si scopre ogni cosa), sarebbe l'alba che entra prepotente nella stanza buia a darci conforto. In ogni suo lavoro c'è un finale "a sorpresa" anche perchè ormai, suvvia, non siamo più bambini e quella alba mattutina per darci sollievo, deve davvero essere speciale.....altrimenti è un'alba come ogni giorno se ne vedono.
Anche in Unbreakable c'è tutto questo: c'è il disagio di un uomo che deve capire come mai è l'unico sopravvissuto di un disastro ferroviario e c'è un personaggio che sembra averne la spiegazione. C'è la visione infantile o meglio fumettistica ( non a caso ) di un argomento ostico e coplesso: la ricerca della nemesi. Ogni bambino se lo dovrebbe chiedere, leggendo un fumetto o guardando un cartone animato : "perchè il mio supereroe preferito ha sempre dei nemici cattivi che sembrano fatti apposta per lui?....e perchè questi nemici sono così cattivi....cosa cercano in realtà?". Ma in realtà non se lo chiede più nessuno, la fantasia scarseggia, tutto è diventato comodo e prendere una posizione è la cosa più facile che esista.
In realtà se non esistessero gli opposti, niente avrebbe più senso. Gli uomini buoni sono buoni perchè esistono gli uomini cattivi e viceversa; dove c'è il bene c'è il male, dove c'è la forza c'è la debolezza e dove ci dovesse mai essere un uomo indistruttibile ed eroico, ci sarebbe solo perchè, in qualche parte del mondo, c'è un uomo malvagio che lo sta cercando magari solo per dare un senso alla sua insopportabile esistenza.
Unbreakable è senza dubbio un film intelligente così come il suo autore. Certamente un gradino sotto il suo precedente lavoro (Il sesto senso), ma più intrigante e riuscito di altri che sono venuti dopo.
Carico i commenti... con calma