Il 1994 fu sicuramente una buona annata per l'heavy metal. Max Cavalera e Alex Newport offrivano al mondo una mitragliata come "Point Blank" dei Nailbomb, i Pantera irrompevano nelle cuffie con la furia e la pesantezza di "Far Beyond Driven", gli Slayer ribadivano (questo forse lo si pensa in pochi però) la loro classe con il cattivo "Divine Intervention" , gli Obituary continuavano nel loro corposo death metal con "World Demise", i Bathory abbandonavano l'epico e si davano al thrash con "Requiem" e i Napalm Death, tralasciando il grind, sperimentavano un groovy death metal per me molto interessante come "Fear, Emptiness, Despair"  e cosi via.

Ma soprattutto c'erano i Machine Head e il loro esordio "Burn My Eyes".

Mettiamo subito in chiaro una cosa, "Burn My Eyes" è il fottuto capolavoro di Flynn e soci e sarebbe obbligatoriamente , per me, tra i soliti 5/6 dischi da portare sull'isola sperduta.

Perché "Burn My Eyes" è l'espressione massima di una band delle più compatte, aggressive e potenti che abbia mai sentito, con uno dei leaders più carismatici e coinvolgenti della storia del metal pesante. "Burn My Eyes" è rabbia ma  è una rabbia razionale, una rabbia mirata, che ha come obiettivo le storture e le ingiustizie della società, una società che oggi come in quegli anni ci da sempre più pretesti e motivi per scrivere un bel testo incazzato all'insegna della ribellione, del declino inarrestabile dei complessi urbani, della critica alla classe dirigente politica.

L'esordio dei Machine Head è un prodotto dall'attitudine grezza e con pezzi pensati appositamente per l'esecuzione live ma al tempo stesso ha una produzione di una limpidezza assoluta (produce Colin Richardson), tutte le componenti del suono sporco e violento della band sono messe in risalto, dalle chitarre graffianti alla batteria del maestoso Chris Kontos (davvero un batterista con le palle !) passando per il basso spigoloso e incisivo di Adam Duce e per la voce straziante e rabbiosa di Rob Flynn.

Tutti i brani sono dei classici, capitoli fondamentali degli anni '90 ; un sound evidentemente influenzato dai Pantera ma anche dai Sepultura, Metallica, Slayer, Prong, Biohazard, l'hardcore politicizzato ecc ecc...un metal intenso, potente, che si discosta da quello canonico espresso negli '80 e che mischia sapientemente un po' tutti gli elementi che caratterizzano il thrashcore, ma quello che ne esce non è imitazione o semplice addizione di cose già fatte, quello che ne esce è il Machine fuckin Head sound, personale e quadrato (insomma chi li taccia di essere cloni dei Pantera è molto probabilmente una grossa testa di cazzo).

Le prime tre canzoni della tracklist sono tre legnate pesantissime, il classico dei classici "Davidian" (che tratta del tristemente noto Waco Massacre) con quel suo incedere furioso, "Old" e il suo chorus coinvolgente (soprattutto nella resa live), "A Thousand Lies" piena di riffoni ottimi e una struttura di un thrash  modernista godibilissimo.

"None But My Own" è sempre li in bilico, tra quella che vorrebbe sembrare una sorta di composizione calma e le parti più tirate e dominate dalle ritmiche strabilianti. "The Rage To Overcome" e "Death Church" sono altre due mazzate dominate dai riffs compressi e laceranti, seguite dalla cadenzata "A Nation on Fire" (classico dell'ormai corposo repertorio dela band), veloce e thrash-orienteted "Blood For Blood" che paga un forte pegno al riffing made in Kerry King (chitarrista degli Slayer per gli ignoranti).

La bellissima "I'm Your God" vede un lavoro di chitarre molto intenso e un Flynn che si esprime al meglio anche nelle clean vocals (dove è anche particolarmente bravo il nostro Rob), la successiva "Real Eyes. Realize. Real Lies" è una sorta di ben congegnato interludio dominato da un'atmosfera cattiva e malsana che ci apre la strada al meraviglioso finale di "Block" uno dei brani più belli mai scritti da Flynn e co. un surrogato energico di tutto il sound del disco, l'ennesimo lavoro dietro le pelli strabiliante, il frontman sempre più esaltante e Logan Mader (diavolo, non l'ho ancora citato!) che svolge un egregio lavoro in qualità di ottimo axe-man, finale distruttivo.

Nella edizione limitata è presente anche una cover del gruppo hardcore/punk Poison Idea, "Alan's On Fire".

Chi, per un motivo (non valido comunque) o un altro non è in possesso di questo fondamentale capolavoro del metal in generale (e bibba per qualsiasi band thrashcore nel particolare) rimedi subito : Rob Flynn, Logan Mader, Adam Duce e Chris Kontos sono li che lo aspettano, in quelle 11 canzoni infuocate pronti a farlo fuori a forza di riffs, assoli e tempi assassini.

Let freedom ring with a shotgun blast!!!

Voto : 10/10 (forse oggettivamente meriterebbe qualcosa di meno, ma è un voto soggettivo, questo disco è fondamentale ed indispensabile per me).   

Carico i commenti...  con calma