Mad Season fu il nome scelto nel ’94 per il side project di Layne Staley, che coinvolse, oltre al noto singer, altri esponenti della scena musicale dell’epoca. Accanto a lui si troveranno uniti il chitarrista dei “Pearl Jam” Mike McCready e il batterista degli“Screaming Trees” Barret Martin, mentre il basso sarà posto nelle abili mani di John Baker Saunders.

Il risultato dell’insolito connubio è “Above”, un lavoro portato a termine durante il declino del grunge, che ne eredita la classe e le caratteristiche. L’album si presenta tra colori foschi, in equilibrio tra malinconia, malessere, disagio, ribellione; ma sempre melodico, anche nei momenti più duri e cupi. In ogni caso, canzoni come “Lifeless Dead” la dicono lunga riguardo al clima che si respira durante l’ascolto.Il canto crudo e maledetto di Staley, il vero protagonista, riesce ad esprimersi in tutta la sua naturale essenza, in una sorta di autoritratto dell’animo, come nella conturbante “River of Deceit”, in cui si esplorano i meandri del dolore.

Anche la musica non è da meno: Mike McCready sperimenta con successo sonorità ruvide e sporche, toni decisi e graffianti, a lui non usuali, ma ora rivelati. Persino i sette minuti strumentali dell’accattivante “November Hotel” non annoiano, anzi, delucidano ulteriormente la validità dei membri dell’improvvisata band e la riuscita fusione delle loro tecniche. Contrariamente, si distinguono per la loro ipnotica cadenza gli estremi del disco, ossia “Wake Up” e “All Alone”. In due tra i migliori brani , invece, si rende viva e unica la partecipazione di Mark Lanegan, cantante degli “Screaming Trees”. Nel primo di questi, “I’m Above”, il ritmo accelera e la voce si scatena, mentre nell’altro, la splendida e sofferta “Long Gone Day”, si assiste ad un libero sfogo di emozioni dalle venature blues.

Del resto, i forti sentimenti che emergono sono il vero successo di “Above”, uno degli ultimi capolavori prodotti dal breve, intenso e frenetico periodo rock di Seattle.

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