Il grunge è morto.
I Soundgarden non esistono più, i Nirvana neanche, i Pearl Jam non fanno più dischi come Ten o Versus, e gli AIC sono ormai nulla senza Staley Layne. Nel 1994 proprio il cantante SL con Mike McCready, chitarrista di Vedder & Co. e poi dei Rockfords, John Baker Saunders e Barret Martin diedero vita a un progetto chiamato “Mad Season”. Moriranno i ¾ della formazione. L’unico sopravvissuto del Grunge fu McCready ancora oggi alle fila dei Pearl Jam.
I MS raccontavano a modo loro le paure di Layne Staley, logorato giorno dopo giorno dalla droga. Il blues e l’Hard rock si mescolano in un infuso di tristezza e angoscia che sfocia in pezzi come “I Don’t Know Anything”, cantilena penetrante con lo stesso riff di chitarra distorta che perseguita l’ascoltatore per più di cinque minuti. L’unico album pubblicato si intitola “Above” e parte con “Wake Up” e il basso vibrante di Saunders. Il seguito è “X-Ray Mind”, che risente molto delle sonorità dei Pearl Jam e mette in risalto la particolare voce del cantante dei Mad, e “River of Deceit” gemma dell’album. L’acustica introduce un brano tristissimo dal testo cupo (l'unica direzione in cui andiamo è il basso/ giù.. oh giù../ giù.. oh giù..) che si trasformerà in una incredibile versione nell’unico live pubblicato, il live al Moore di Seattle, che consiglio a tutti.
Altrettanto inquietante è il testo di “Long Gone Day” dove l’aiuto di Lanegan (Queen of the stone age) alla voce e di Skerik, sassofono, si fa di gran lunga sentire. "I’m Above" ha un retrogusto particolare, i Led Zeppelin sembrano l’influenza più forte. “November Hotel” traccia numero nove del disco, che in certi momenti mi rievoca i Cure ai tempi più cupi, sarebbe sufficiente a dimostrare che questo lavoro, unico, dei Mad Season va ascoltato in particolari momenti della vita, quando tutto è sereno e roseo, altrimenti potrebbe avere chissà quali ripercussioni.
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