Madensuyu. Acqua minerale in turco.
Per tantissimi anni ho studiato il turco e per altrettanti anni ho detto bugie quindi non so nemmeno una parola in turco. C'è poco di spiazzante in questo disco, ed è poco il tempo a disposizione per rimanere spiazzati. Poche pause, tanta fretta, tanto nervosismo. Data l'origine belga del duo (uno chitarra e gola e l'altro batteria e gola pure lui), vorrei spendere due parole sul goal di Giaccherini. Non è vero, ma l'ho detto che mento spesso. E forse potrei mentire anche sulla loro origine perché in tutta sincerità (si fa per dire) non l'ho controllata, ma l'ho ipotizzata andando a ritroso nei ricordi sino a risalire al nostro primo romantico incontro: durante la visione di Ex-Drummer. Era belga Ex-Drummer??
Nella soundtrack di Ex-Drummer, ecco dove avevamo fatto il sesso lurido. Con Papa Bear, traccia che perfettamente sintetizza il loro stile e con la quale si capisce subito se c'è feeling tra loro e il vostro orecchio.
Il re assoluto del disco è un plurale: gli ottavi. Ottavi per sempre, ottavi sulle corde, ottavi sul ride, ottavi su ottavi e ancora ottavi fino a diventare incredibilmente noni. Peccato! No non è vero non si diventa noni. Ottavi. Oltre ad essere una posizione da classifica che suona piuttosto bene, ottavi significa semplicemente dimezzare la misura ritmica dei quarti. E quindi su (tipo) centocinquanta battiti per minuti ti senti un figo cazzuto che sta tirando tantissimo. Oppure no.
Se c'è una canna da pesca in una melma stagnante che tira su un vecchio barattolo di Sonic Youth colmo di rifiuti e residui di marmellata di Frank Black e Andrew Falkous, questa è la canna da pesca dei Madensuyu che, delusi e sudati, giochicchiano un po' col barattolo, assaggiano la marmellata, e se ne vanno nudi e sporchi.
Carico i commenti... con calma