Madlib Invades Blue Note
Questo l’esplicativo sottotitolo di “Shades of Blue”, album in cui il buon Otis Jackson Jr. in arte Madlib è impegnato nel rivisitare brani del catalogo della gloriosa Blue Note.
“Shades of Blue” è un album di difficile definizione e/o collocazione: per avere delle coordinate di base immaginate di prendere uno dei migliori producer in circolazione e mettergli a disposizione un archivio musicale che ogni beatmaker che si rispetti dovrebbe conoscere a memoria, in maniera simile a quanto Blue Note aveva già fatto con “Hand on the Torch” degli Us3. È il finale di “Slim's Return” che chiarisce ulteriormente possibili dubbi: “It’s Madlib reprocesses some old Blue Note recordings”.
Ripercorrendo la biografia del producer californiano appare evidente come le radici familiari abbiano avuto rilevanza fondamentale in quella che è la sua visione artistica. Difatti Otis nasce da madre e padre musicisti soul e con lo zio materno, Joe Faddis, trombettista per (tra i tanti) Gillespie e Mingus.
Ma mr.Otis Jackson Jr. non si limita a remixare brani della storia del jazz, difatti si confronta, anche agli strumenti, sia con standard (come “Song For My Father” di Horace Silver) sia con brani meno conosciuti (“Mystic Brew” di Ronnie Foster); come se non bastasse firma a suo nome “Funky Blue Note”.
In una sorta di mixtape autorizzato Madlib dimostra ancora una volta di aver masticato jazz fin dall’adolescenza (o forse da prima) e di trovarsi a proprio agio in un territorio da lui esplorato in tutte le sfaccettature: come “beat kondukta” dal lato del campionamento, come compositore (vedi gli svariati progetti sotto pseudonimo, su tutti Yesterday New Quintet) e come musicista.
In definitiva “Shades of Blue” è il riuscito tentativo di dare nuova linfa a un genere senza tempo, senza mai snaturare o corrompere l’originalità dei brani, nonché un prezioso documentario sonoro sulla storia della casa discografica più importante del jazz (assieme alla Impulse! Records).
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