I Magazine furono una band britannica formatasi nel 1977 dalle parziali ceneri dei Buzzcocks che intraprese un percorso musicale significativo a cavallo tra la fine dei 70 e i primissimi '80, attingendo a vari generi e sganciandosi dall'estetica beffarda del punk per sposare uno stile più rifinito e acculturato. Pur mantenendo, comunque, un suo senso anarchico e poco politically correct.
Il vocalist Howard Devoto - già leader dei Buzzcocks - e il tastierista Dave Formula furono i principali artefici del breve successo di una band che non emerse in modo prepotente sul mercato discografico, ma si impose all'attenzione di una frangia di cultori. Devoto e Formula non erano estranei a frequentazioni altolocate nel panorama dell'epoca d'oro della new wave britannica. Il primo collaborò in seguito al primo progetto dei This Mortal Coil e fondò quindi i Luxuria assieme al polistrumentista Noko; il secondo tenne mano a Midge Ure degli Ultravox per la prima uscita dei Visage.
Play è un live registrato a Melbourne nel settembre del 1980 che contiene una decina di ottime song tratte soprattutto dal primo e terzo album in studio, applauditissime dalla platea presente all'evento. Con la voce di Devoto in prima linea e le preponderanti sonorità soliste di Formula, questi brani si snodano uno più incalzante dell'altro su solide basi ritmiche, riff seducenti, ammiccamenti jazz e fusion, pervasi dalle suggestioni della periferia urbana e una generale atmosfera da attiva periferia inglese.
Parade, tratta dall'album d'esordio Real Life è certamente il pezzo migliore e più originale, malinconico ed eccezionalmente ben strutturato. La melodia principale entra in testa al primo ascolto. Ma arrivando questa song a metà dell'album si ha tutto il tempo di prepararsi e di godersi le mirabili tessiture sonore - ad esempio - di Permafrost dal testo cattivissimo, allucinato e un po' misogino, nonché le incalzanti partiture di Give Me Everything e l'accattivante refrain di A Song From Under the Floorboards.
I tre quarti d'ora scarsi di Play scorrono a meraviglia, insomma, e culminano con i due brani finali che tengono la scena con lunghe scansioni ritmiche e i vocalizzi, spesso recitativi, di Howard Devoto.
I Magazine non hanno avuto la cassa di risonanza che meritavano, benché i critici più attenti abbiano evidenziato quanto fossero avanti nel traghettare la dirompente cultura punk verso qualcosa di più largo consumo. Di fatto nei primi dischi dei Magazine troviamo un sacco di spunti che poi fiorirono nelle ben più celebri carriere di altri gruppi. La loro avventura è stata piuttosto breve, ma questo loro live resta una testimonianza importante del loro passaggio sulla scena e delle loro qualità musicali.
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