Ecco un altro nome del prog moderno che non riceve il riscontro che merita: sono i Magellan, un duo statunitense composto dai fratelli Gardner. E mi chiederete... perché meritano di una giusta dose di attenzione? Ed io risponderò che meritano perché la loro proposta musicale non è il solito prog classico e stereotipato. Loro hanno invece una proposta musicale che risulta piuttosto varia e che spesso regala colpi di genio! Gli elementi prog tradizionali sono benomale presenti in una certa misura ma spesso vi è un utilizzo di soluzioni alternative che possono sorprendere l'ascoltatore.
L'album che mi appresto a recensire, "Test Of Wills" del 1997, è probabilmente l'album dove vi è la maggior varietà stilistica e di soluzioni. Ogni canzone ha infatti un sapore diverso e ciascuna sembra praticamente suonata praticamente da una band diversa. I Magellan avevano messo già in luce tutta la loro creatività nei precedenti due album, "Hour Of Restoration" e l'immenso "Imprending Ascension" che proponeva un originale neo-prog con influenze anni '80 e strane sonorità pop-dance scandite da un uso massiccio della batteria elettronica con in più qualche piccola spruzzata metal.
Ora il sound è diverso ma altrettanto creativo e originale. Viene dato uno spazio maggiore alla chitarra per di più con un approccio spesso di stampo hard-rock/metal, dopo che nei precedenti due album prevalevano nettamente le tastiere, e la batteria è stavolta una vera batteria e non una drum machine, che comunque io adoravo sentire nei precedenti due album in quanto contribuiva a dare un groove davvero particolare. Ci si sposta quindi verso un hard-prog decisamente maturo ma che tutta via dà spesso luogo a brani alquanto originali e spiazzanti.
I primi due brani, "Gamface" e "A Social Marginal" mostrano già il cambiamento di cui abbiamo appena parlato (notevole l'intro di batteria della seconda) proponendo due buoni esempi di hard-prog mentre il terzo "Walk Fast, Look Worried" è un ottimo brano acustico e melodico ben accompagnato dalle tastiere; ma dalla traccia n° 4 in poi è un continuo susseguirsi di colpi di genio davvero impeccabili, come già ad esempio "Test Of Wills", titletrack, che è un particolarissimo brano metal caratterizzato da potenti chitarre, tastiere ottantiane vicine a quelle dei precedenti due album, ritmo quasi sempre travolgente quasi al punto da far sentire l'ascoltatore dentro ad un tornado e soprattutto splendidi assoli di trombone che potrebbero risultare quasi fuori luogo e invece rendono il brano un'autentica genialata (chitarre distorte e trombone sembrerebbero due cose inconciliabili, e invece...)!
Dopo "Bully Pulpit (Part I)", caratterizzata da belle sperimentazioni elettroniche, arriva un'intelligente "Jacko" dalle sonorità timidamente classicheggianti e vagamente jazzistiche, con quel particolare suono di tastiere quasi ad interpretare un piano sintetizzato e quell'espressivo timbro vocale che si incastra perfettamente con il tutto, senza scordare l'intermezzo di flauto. I due brani successivi sono invece all'insegna del groove! "Crucible" e "Preaching The Converted" riprendono in mano tastiere e suoni sintetizzati tipicamente in stile pop-dance anni '80 (nel primo anche qualche riff metal) riavvicinandoli alle soluzioni che a più riprese caratterizzavano il precedente album. La chiusura invece è affidata a "Critical's Carnival", ben introdotta da uno splendido flauto che si ripresenterà altre volte nel brano, e caratterizzata da un approccio più prog-metal ben guidato da chitarra e tastiere senza che il duo perda la propria fantasia e creatività!
Non so se definirlo migliore o inferiore dei precedenti due, che sono altrettanto dei capolavori, ma comunque ribadisco la mia opinione: band sottovalutata che vede in questi anni '90 il suo miglior periodo a livello di idee e d'ispirazione anche se negli album successivi tuttavia continueranno a non mancare momenti sorprendenti. Consigliato a chiunque stia cercando un album vario e creativo che non annoi!
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