Ne è passata di acqua sotto i ponti (o di musica attraverso le orecchie, se preferite) dai tempi di "Kraft", brano per orchestra ultimato nel 1985 con cui l'allora 27enne compositore finlandese Magnus Lindberg si impose all'attenzione generale. Tanto era irruente, adrenalinico e tempestoso lo stile di "Kraft", fin dal titolo, che in seguito la musica di Lindberg si sarebbe placata un po', pur rimanendo brillante e vivacissima di colori. Si sa, la quiete dopo la tempesta…
Così in questo cd troviamo tre brani orchestrali in cui il finlandese non rinuncia, in certi passaggi, alla cantabilità dei temi. E infatti le danze si aprono con "Feria" scritto tra il 1995 e il '97, durata 17 minuti, in cui l'orchestra vuole richiamare l'esuberanza delle feste popolari e delle fanfare. Il paesaggio sonoro è sempre differenziato, più che cercare di definire un granitico mondo acustico come fanno molti compositori in certi loro pezzi, Lindberg cerca qui di variare il più possibile timbri e densità, come per accompagnare l'ascoltatore in un breve ma intenso viaggio.
E "Corrente II", secondo pezzo del cd, conferma le buone impressioni ricevute fin qui. Pezzo solido per grande orchestra (riscrittura di "Corrente" per ensemble, entrambi lavori del 1991-92), vede la presenza di grandi masse sonore che spostano poderosi volumi di suono, alternate a pause di maggior distensione e serenità: 16 minuti di perfetta padronanza del tessuto orchestrale.
Il terzo e ultimo brano del cd, "Arena" del 1994-95, per una durata di 15 minuti, organizza cellule melodiche che emergono periodicamente dal magma strumentale, in una ricercata alternanza tra chiaro e scuro. (Lindberg ne trarrà una versione rivista, "Arena II" per 16 strumenti, facendo all'inverso il percorso visto sopra per "Corrente").
La musica di Magnus Lindberg usa senza facili concessioni il linguaggio più intransigente della modernità: eppure si tratta di una scrittura "classica", di grande rispetto per la tradizione e la prassi esecutiva delle varie famiglie strumentali. Non troverete in Lindberg gesti neo-dada, provocazioni o sonorità fuori dalle righe che fanno tanto avanguardia (dilettantesca, s'intende). La sua musica si impone con il rigore della concezione, il che non esclude la varietà e la ricchezza degli esiti sonori.
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