La confezione di questo cd si presenta benissimo. Interamente in cartone, fatta a mano, semplice ed elegante, con una bellissima immagine disegnata da Michelle Enemark.
Parliamo dei Magpie Wedding, un gruppo emergente i cui componenti vivono a Bologna ma, come si può leggere nel loro curatissimo sito, provengono dall'Italia e dall'Inghilterra. Siamo nel campo del folk "contaminato ", come si definiscono nelle note biografiche.
L'apertura di "Torches" (Starling Tunnel Records) è affidata a Time Yet, che si apre con "rumori" musicali che fanno da apripista ad un efficace arpeggio di chitarra: i "rumori” non sono un semplice e apparente scontato "vezzo", ma saranno parte integrante del brano, inserendosi ritmicamente nella struttura della canzone. L'innesto del violino e le chitarre ci portano ad atmosfere molto lontane dal folk/post-rock, possono far venire in mente alcuni lavori di Terje Rypdal. La voce di Grace Fox è molto affascinante: in una ricerca di un ipotetico "file correlato" ci potrebbe dare come risultato la Nico di Chelsea Girl.
Il secondo brano, All Without Leave, vede sempre un arpeggio di chitarra come base del tappeto sonoro, ma che presto si allarga alla fisarmonica che rende, insieme alla voce, una atmosfera molto accattivante, davvero esplicativa del sound della band: una vera ed equilibrata miscela tra folk (si potrebbe osare la definizione di dark-folk) e indie-rock. Le atmosfere rimangono cupe e suggestive con il terzo brano, Daugheter of the Plains, impreziosito dal suono del glockenspiel. Un piccolo gioiello di poco meno di tre minuti.
Un momento di folk più tradizionale (vengono in mente alcune cose dei Renaissance, sia per la melodia che per il finale del brano affidato ad un "romantico" pianoforte) si ha con Train Song: sempre la chitarra come principale base ritmica, un basso molto presente e dal sound piuttosto duro, costruiscono un bel tappeto sonoro per la voce e il violino. Le atmosfere sono sempre cupe, ma mai ossessive.
September Song, ci porta un pò di luce, le atmosfere cambiano, le chitarre si increspano leggermente, il ritmo è quello di tante vecchie ballate (in parte ci si può riallacciare alla scena inglese del folk-revival della fine dei '60) ma non si discosta dal sound complessivo del disco, segno di un deciso stile musicale della band. Probabilmente un maggiore risalto in fase di missaggio della voce avrebbe migliorato ancora uno dei pezzi più belli di questo EP.
La chiusura del cd vede tornare nuovamente atmosfere più delicate, che esaltano il timbro vocale di Grace Fox, in questo brano particolarmente ricco di pathos. Brano non originalissimo nella struttura e nell'armonia, ma comunque piacevole ed "emozionale", specie nel canto e nel "pieno " finale.
In buona sostanza, si consiglia vivamente l'ascolto dei Magpie Wedding e del loro "Torches". Un disco elegante, che pur essendo insolito, riesce ad evitare le tipiche forzature di tante produzioni indie.
Informazioni circa l'acquisto del cd, le date dei concerti e più in generale sulla band si possono trovare sul sito http://www.magpiewedding.com.
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