Finalmente la grande musica, quella con la a maiuscola, sta tornando prepotentemente alla ribalta su DeBaser dopo mesi di oblio che vedevano primeggiare, sulla fatidica Home Page, artisti ben lontani dall'eccelenza italiana. Vorrei pertanto proseguire con una recensione sulla scia de "I Grandi Successi" che hanno avuto il merito di racchiudere in soli due dischi il meglio del best della nostra amata musica popolare.

L'artista in questione, per questa recensione (ed ho fatto pure la rima) è l'immarcescibile Mal, al secolo Paul Bradley Couling, grande cantante di origine britannica, naturalizzato italiano. La sua storia parte negli ormai lontanissimi anni '60 con il nostro alle prese con cover di rock and roll e partecipazioni varie a importanti sagre di paese dove ha l'occasione per maturare il suo grande talento. La svolta sembra arrivare quando, leggendo un'annuncio sulla famosa rivista Rolling Stones, Mal venne a sapere che gli "Spirit" erano alla ricerca di un cantante: ovviamente l'occasione è di quelle irrinunciabili e il successo sembra alle porte, tant'è vero che, una volta unitosi al gruppo, riuscì persino ad esibirsi in veri e propri concerti davanti ad un vero pubblico. Sfortunatamente la sfortuna ci vede benissimo e infatti il chitarrista del gruppo abbandonò il gruppo per potersi sposare e questo ovviamente mise in crisi il nostro ma giusto il tempo per arrivare all'intuizione geniale: fondare una propria band, i Primitives, in cui diverrà leader totale.

La nuova band macinerà successi su successi, alternando diamanti inglesi a perle italiane (che gli daranno maggiori soddisfazioni), arrivando addirittura ad essere chiamata come headliner al famoso "Pipier" di Roma, vero e proprio tempio della 2-steps. Le canzoni però, erano sempre e solo cover e ad un certo punto Mal scazzò e decise che era giunto il momento: esordire: come solista. E il successo, quello vero, fatto di scalate alle classifiche e apparizioni a Domenica In non poteva non arrivare. E questo successo è giunto fino ai giorni nostri con Mal che continua imperterrito a pubblicare nuovi album pregni di inediti che puntualmente diventano grandi successi (originali). 

Ovviamente ogni grande artista ha anche diritto a un suo "best" prima o poi,  e così, nel 2002, Mal decise di aprire i suoi sconfinati archivi, per poter cercare, remixare e racchiudere in questo splendido cofanetto (con tanto di poster) il meglio dela sua mastodontica produzione. C'è davvero di tutto in questi due ciddì, che spazia sapientemente in tutti i periodi artistici di Mal, passando per l'imprendibile 2-steps degli anni '60, alla disco '70 fino alla canzone d'autore dei giorni d'oggi, senza dimenticare le argute sperimentazioni soft core degli anni 80.

Il disco si presenta piuttosto agguerrito fin dalle prime note di "Sole, Pioggia E Vento", dove subito spicca la fantastica voce di Mal con quel suo delizioso e caratteristico accento britannico, praticamente un suo marchio di fabbrica; da notare come l'estensione della sua voce sembra a tratti rivaleggiare con quella di un Albano dei bei tempi andati. Stesso discorso per "Yeeeh", scatenato boogie chitarra/tamburello con Mal che ripete l'inverosimile ritornello con una voce alta con non mai: ascoltate il suo yeahhh, da far invidia a Phil D'Anselmo. Si passa quindi attraverso vere e proprie opere d'arte che rispondono al nome di "Treno Che Corri", "Betty Blue" passando per il divertissement  "Over The Rainbow", stravagante filastrocca in inglese e ancora  spazio anche per la psichedelica "Occhi Neri Occhi Neri" presa daggli anni '80 in cui è notabile il pesante apporto delle tastiere e dei synth; "Guardo Te Vedo Lei", dal testo pragmatico, ben rappresenta il suo periodo cantautoriale, cosi come "Pensiero D'Amore" (un pò spinta spinta) rappresenta il buon, seppur non imprescindibile, periodo disco-music.

Ovviamente sto lasciando per ultimi i pezzi da 99, quelli che valgono una carriera. L'incredibile "Incidente" è uno di questi: il pezzo destò scalpore nei bigotti anni '60 a causa del presunto  messaggio subliminale che incitava a correre sulle strade; il testo non lascierebbe scampo al nostro eroe: "Stai a 300 metri...stai a 200 metri...stai a 100 metri...frenaaa!!!" seguito da un terrificante e selvaggio urlo dei suoi. Ci avviciniamo al gran finale, che si preannuncia coi fiocchi, pacchi e contro-pacchi: "Parlami d'Amore Mariù", struggente power ballad blueseggiante, degno del miglior Robert Johnson con un Mal mai  così espressivo e profondo, è un gran pezzo. Ma il finale è tutto per lei, per quel pezzo, autentica colonnna sonora della nostra vita e incredibile fortuna per i produttori di juke-box: "Furia cauallo del uest che beve solo caffè per mantenere il suo pelo, il più nero che ceee" ...libidine! Ragazzi sto parlando di "Furia", uno di quei pezzi che... che... ma insomma serve aggiungere altro? Se non la conoscete o peggio non vi piace, vi consiglio di sentitrvi il polso: probabilmente siete morti.

Insomma, un'artista così, capace di regalare tante emo-zioni non avrebbe bisogno di ulteriori presentazioni e/o raccomandazioni: date retta al cuore (e non al cervello, mi raccomando) e riscoprite questo enorme talento. Stra-consigliato.

UH! [cit.]

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