"...l'accento sconcio del nostro dialetto e le esalazioni nocive del fiume Sarno erano più rock delle unghie laccate di Dave Navarro..."

Così recita la biografia dei Malatja, band di Angri capitanata dal carismatico Professore Sessa, gruppo che dagli esordi ha sempre fatto notare uno stile particolarissimo fra grunge, punk-rock, stoner e, in "48", anche dall'elettro-rock-pop. Le loro sono storie di "angeli di periferia", storie ispirate dal vuoto che ci circonda e dagli ambienti malsani di questo mondo troppo spesso ignorati.

Il disco propone 9 tracce inedite, fra cui la cover di "Vecchie, mugliere, muorte e criature", vecchio pezzo di James Senese, più la riproposizione di "Munnezz'", brano storico della band.

L'apertura è affidata a "Sole ‘e California", brano potentissimo da sparare a tutto volume per poterlo apprezzare al meglio. Dopodichè si susseguono la tiratissima "'A guerr' che teng''ngap","L'anema nun perde dignità", canzone micidiale dalla potenza radiofonica incredibile, "Tu che ne sai addò fa jorno", che mostra la verve melodica del gruppo. L'album, poi prosegue con canzoni che ricordano la scena d'oltreoceano; ma invece questa è musica fatta nel sud d'Italia, nella periferia del mondo, come dicono loro. "Pizza Connection" è un pezzo dal suono duro e a tratti quasi funk che esplode in un ritornello che lascia senza fiato e fa venir voglia di pogare.

I testi dei Malatja, invece, raccontano perfettamente il disagio dei più deboli in questo mondo, "...pecchè à vita è fatta pè chi fott' e se ne fott' e ‘llat'...; parlano dell'omologazione presente in questo mondo e soprattutto nelle nuove generazioni che non  si rendono conto di come sia banale "...un mondo che si basa sull'immagine...", ed esortano alla rivoluzione mentale e culturale. Ma parlano anche di temi scottanti e attuali come la disoccupazione, in maniera più cruda e realista nella cover di Senese e in maniera più simpatica e leggera in "Cassintegration".

Questo album dimostra le grandi qualità di una band che nel corso degli anni ha giocato benissimo le sue carte, rivelandosi una bellissima realtà della musica della nostra penisola, pur essendo ignoratissimi e mistrattati un po' da tutti.

I Malatja, sono uno di quei gruppi che se fosse nato negli Stati Uniti o in Inghilterra avrebbe avuto molta più attenzione e visibilità; ma questa è la triste condizione in cui riversano le tantissime band valorose della scena musicale italiana, vista troppo spesso come una scena inferiore e di secondo piano rispetto a quella estera... purtroppo.

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