I Malice sono state una delle più promettenti metal band americane con un sound Judas Priest oriented, dediti ad un metal melodico diretto, senza fronzoli, deciso e tagliente, con piglio originale e genuino.

Dopo un promettente esordio ("In The Beginning" datato 1985) ancora molto vicino alle sonorità di KK Downing e soci, che aveva convinto tutti alla Atlantic Records, il gruppo originario dell'Oregon, forte dell'elevatissimo budget messogli a disposizione, riesce subito a sfornare il suo capolavoro, caratterizzato da una impronta sonora heavy metal calda, partorita dalle menti di Mick Zane e Jay Reynolds alle chitarre, una prestazione vocale ancora Halford-style di James Neal, una sezione ritmica precisa e curatissima da Cliff Carothers (batteria) e Mark Behn (basso), il tutto prodotto e masterizzato rispettivamente da niente di meno che Max Norman e Bob Ludwig.

Tuttavia, a fronte di una produzione stellare che concorre con l'ottimo lavoro di base a definire questo platter come un capolavoro metal in ogni senso, le vendite di questo pezzo di storia della musica non furono per niente esaltanti e ciò che la Atlantic diede, l'Atlantic tolse, giungendo persino ad annullare all'epoca le poche date italiane del tour promozionale assieme agli Slayer.

La sensazione che si ha nell'ascoltare "License To Kill" è di una mazzata sonora incredibile, adrenalinica, di gran classe e personalità, corroborata anche da un songwriting molto ispirato a metà tra temi hard rock e heavy metal. "License To Kill" crea un'ideale ponte di congiunzione con i cugini d'oltre Manica, pagandogli tributo con riff schiacciasassi e vocalizzi, pur preservando l'identità del combo statunitense. Una sezione ritmica quadrata e possente fa poi da cornice alla prestazione solistica del duo Zane-Reynolds in ogni pezzo, con stacchi precisi e puntuali.

Miscela stupenda che non subisce mai cali di ispirazione, (No Fillers babies!) sempre ai vertici per tutta la durata dell' LP, dal quale risulta davvero difficile estrapolare un pezzo che sia migliore di un altro. Come pure è difficile dimenticare i killer riffs presenti nella opening track "Sinister Double" e la magnifica title-track, che non lasciano scampo all'ascoltatore con il loro incedere pomposo e il refrain accattivante.

E come dimenticare la fantastica successiva "Against The Empire" con la solita sparata di assoli mozzafiato e la batteria che sussulta con i suoi stop and go da cardiopalmo, la granitica e tesissima "Vigilante" con un assolo indimenticabile, la stradaiola "Chain Gang Woman" - con guest star Dave Mustaine e David Ellefson, oltre a Jamie St. James e Tommy Thayer dei Black&Blue che intervengono sui cori molto eighties, la mefitica e aggressiva "Christine", ispirata all'omonimo romanzo di Stephen King, il potente e ruffianissimo riffing hard'n'heavy di "Murder", fino all'impatto devastante di "Breaking Down Your Neck", in cui i soliti campi di tempo e gli assolo fulminanti continuano a inseguirvi come cani rabbiosi, e la siderale "Circe Of Fire", con gli acuti di Neal da brividi e l'ennesimo assolo capolavoro di melodia.

Da sottolineare anche la agghiacciante copertina dell'album - semplicemente glaciale - che rimane perfettamente in linea con la potenza assassina del sound: un serial killer con un'espressione imperscrutabile e fredda su uno sfondo color viola asettico che impugna un ascia, probabilmente dopo aver sferrato l'ennesimo colpo di grazia e con gli schizzi di sangue che colorano la sua soddisfazione.

"License To Kill" è un lungo, fremente e bollente orgasmo sonoro, in cui potenza e melodia irrompono, lacerano e catturano senza tanta difficoltà le meningi dell'ascoltatore. Di rara bellezza.

See Ya!

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