Comincio subito col dirvi che “Musica Sarda” è un buon disco.

Esso incorpora al suo interno diversi stati d’animo. Si passa dai pezzi seri e impegnati, al singolo caciarone, tutto affrontato sempre con passione e grande abilità al microfono. Si nota subito che il duo è in forma, esprimendolo già a partire dalla prima traccia: “Musica Sarda”, che da il nome al disco.

Quilo e micho sono in continua evoluzione, e si sente. Liriche crude come non mai, unite a stile e voglia di mostrare con orgoglio le proprie origini. Bella anche “Fueddus”. Qui il duo cerca di evolvere il flow, dimostrando capacità al microfono come pochi. Inoltre ganga ci lascia ottimi scratch sul finale di traccia, impreziosendola con stile. “No ses’ ommini” presenta invece, marcate influenze ragga. La traccia comunque, non brilla certo per originalità; la cosa che spicca in essa è il testo, una critica al mondo odierno, a chi ci controlla e manovra, rapportando il tutto alla nuova generazione di ragazzi, spesso influenzati da programmi spazzatura e trend fasulli. Oltre al testo, segnalo il buon refrain che rimane subito in testa dopo il primo ascolto.
Peppucciu” invece, ci racconta la storia di uno dei tanti personaggi delle bidde isolane (piccoli agglomerati urbani scarsamente abitati, n.d.e.). Da ragazzo di strada a spacciatore, fino agli intrallazzi politici e la prematura morte per omicidio-vendetta. Il featuring delle Balentes porta una ventata di pop al disco, facendomi tornare alla mente il vecchio lavoro dei Sa Razza con nike. Il pezzo ha un grande appeal radiofonico. Se le radio permettono, potrebbe pure diventare una hit. La base inoltre, ha un feeling sudamericano, complice il refrain delle Balentes e i fiati della strumentale.

In seguito troviamo “Espisi”, intervallata da due buoni skit, uno firmato addirittura da Quilo!! “Derettu e schiettu” è una canzone che parla di chi spesso critica a vanvera. Il rap come sempre è molto buono. Anche qui traspare una gran voglia di evolversi dal punto di vista lirico. Purtroppo il rap è sorretto da una base piuttosto anonima. Il drumset della stessa inoltre, mi pare molto approssimato e scarno. “La pantomima del rap” è una delle migliori tracce del disco.
Essa parla dei ragazzini che spesso sembrano la (brutta) copia spiccicata (vedi vestiti, pose, etc.) di blasonati rapper amerikkani, oltre a una critica verso majors discografiche e riviste di settore. Per concludere, il punto dolente dell’album rimangono le strumentali. Spesso non aiutano un pezzo a farsi piacere, rendendolo noioso o, ad un ascolto superficiale, poco interessante. So che i Malos volevano comunque far uscire il disco a maggio. Personalmente avrei aspettato ancora un po’ a farlo uscire nei negozi, cercando magari di rivedere alcuni pezzi.

La valutazione del disco comunque non cambia. Rimane un buon disco di “Musica Sarda”, lontano anni luce dagli ultimi trascorsi discografici dei Sa razza. L’acquisto è vivamente consigliato a chi ascolta il rap ma non solo. E’ un disco per tutti, sardi e non (nella parte multimediale trovano spazio anche le traduzioni dei testi in italiano).

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