I Man Man son un'allegra combriccola capace di creare un mondo cabarettistico del quale ognuno vorrebbe far parte; sono un treno a vapore carico di musicisti circensi capaci di stupirci con qualsivoglia strumento o chincaglieria, pronto a deragliare nello stile vaudeville e goliardico, distintivo della loro musica sempre originale e satura.

In questo loro terzo lavoro non tradiscono le aspettative: con "Mister Jung Stuffed" partono scatenati e funambolici, trascinati da coretti scolastici avvinati, il tutto farcito da variegati rumori; la voce di Honus Honus ha la carica fumosa di Tom Waits e un animo frivolo. Con "Hurly/Burly" lo sfrenato cabaret continua il suo viaggio tra melodie oblique, cianfrusaglie sonore e urla da giostra; il treno è inarrestabile: "The Ballad Of Butter Beans" ha un ritmo urticante, la marimba è frenetica e il cantante si improvvisa istigatore delle folle sospinto da cori brulicanti.

Uno Zappa zoppo e alticcio potrebbe aver creato "Big Trouble", una marcetta blues costruita sulla batteria claudicante di Pow Pow, su trombe bislacche e coretti di voci strizzate, con Honus Honus che crede d'essere uno zombie, prima di rivelare il suo lato intimo ma sempre spensierato in "Doo Right" e nella title track, brani per tastiera e voce. Con "Easy Eats" ci troviamo nel marasma circondati da elefanti in equilibrio precario su piccoli palloni e struzzi domati da giocolieri stramboidi. Sfuggevoli tocchi di tastiera, fermi cori maschili e fugaci cori femminili preannunciano una frenetica "Harpoon Fever" dove una voce quasi prepotente sembra volerci rimproverare qualcosa, così come in "Top Drawer" dove Honus Honus alla tastira con alle spalle il resto del gruppo ammonisce lo spettatore.

"El Azteca" fa spazio ad una sorta di sperimentazione ritmica cibernetica, mentre gli ultimi due brani sono lunghe suite: in "Poor Jackie" un tragico violino e corde rinascimentali aprono un valzer che diventa successivamente un'introspezione esotica, fino a diventare una marcetta funebre, accompagnata da cori di sirene e contaminata da gargarismi di trombe. "Whale Bones" procede quatta quatta, è notturna: banjo, melodica, trombe che sospirano come folate di vento delicate e il cantante che passeggia con le mani in tasca per una Filadelfia deserta con la tastiera che calca i suoi passi; il coro è una nuvola di fumo che vellutata contamina la canzone.

I Man Man sono inimitabili dal vivo, vestiti con shorts e maglie bianche, con i volti segnati di bianco, tastiera e batteria poste una di fronte all'altra in prima fila, addobbate da chincaglierie d'ogni tipo per un faccia faccia Honus Honus-Pow Pow divertentissimo. In questo mondo difficile why can't anything be easy?

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