Fortunatamente nella mia vita ho avuto la possibilità di viaggiare abbastanza per lavoro ed oggi che ho smesso, una delle cose che più mi manca è il poter gustare o meglio vivere la musica direttamente in loco. Non sò...un po' come bere una Guinness a Cork o concedersi un massaggio Thailandese a Bangkok, tutte esperienze sensoriali che guadagnano quel qualcosa in più se vissute nei posti a cui per tradizione e storia quelle stesse cose appartengono.
La prima volta che ascoltai questo disco, invece, mi trovavo a prendere il sole nel giardino di casa di un amico e ricordo che ne rimasi letteralmente colpito fin dal primo ascolto. Mi procurai subito il cd e da allora è diventato uno dei miei ascolti più frequenti nonché piacevoli.
I Manco Inca sono un gruppo interamericano proveniente da Perù, Cile,Guatemala e Bolivia. La loro musica si ispira alla tradizione musicale degli Inti Illimani per gli aspetti tradizional-musicali-strumentistici ma allo stesso tempo vanta influenze europee che li rendono decisamente più moderni. In questo contesto è doveroso fare un breve escursus sulla figura di Manco Inca.
Questo personaggio, braccio destro di Atahualpa, regnante del Perù all'epoca della conquista Spagnola diede vita dopo l'uccisione del Rè da parte di Francisco Pizzarro ad una vera e propria guerriglia che vide impegnato l'esercito spagnolo per ben otto anni. Alla morte di Pizzarro, una delegazione di conquistadores riuscì con un agguato a uccidere Manco Inca mettendo così fine all'opposizione dell'ultimo Rè Inca.
Questo primo lavoro del gruppo è dedicato al celeberrimo Comandante Guevara. Nasce così nell'intenzione del gruppo il desiderio di tracciare un parallelismo tra due figure che in contesti diversi si sono comunque fatte carico di ideali di libertà e ribellione. I temi trattati dal gruppo parlano di quel continente lacerato da disparità enormi che era (e purtroppo è ancora) scenario di povertà e disperazione ma anche di forte identità e dignità.
L'America Latina dove si è consumato un genocidio delle popolazioni locali, dove si è sistematicamente instaurata una dittatura economica, ma che rimane sempre più dignitosamente autonoma e che è rappresentata dagli occhi di un solo popolo; migliaia di campesinos e gente comune con gli stessi sogni, paure, illusioni e sentimenti parla attraverso le straordinarie e toccanti musiche e parole di questo gruppo.
Il suono così mistico e contemporaneamente immediato del flauto andino e di tutti gli strumenti "locali" regalano momenti toccanti e intimi. "Hasta Siempre Comandante" è riproposta con ritmiche latin-jazz che arricchiscono un pezzo storico. La seguente "Charagua" è una canzone strumentale emozionante, grazie all'affascinante suono del flauto andino. "Alturas" disegna melodie incastonate nel tempo e nello spazio. "La fiesta de San Benito" è una canzone tradizionale Boliviana che ha un incidere lento e dolce e che per chi scrive può essere tranquillamente definita folk-psichedelica ancor meno della seguente emozionantissima strumentale "The Lonely Sheperd".
Non mi voglio dilungare oltre nella descrizione di 10 perle che sinceramente vi invito ad ascoltare.
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