I Cradle Of Filth sono stati tra i capostipiti di un genere che ha fatto scuola e prodotto migliaia di band figlie ed innumerevoli cloni privi di qualsiasi logica musicale, razionalità ed ispirazione. Si trattava, ai tempi di capolavori quali "Cruelty and the beast" e "Dusk… and her embrace", di un particolarissimo (entro certi limiti) metal atmosferico, dai connotati notturni e gotici, che affronta tematiche dalla carica erotica esplicita quali il vampirismo e l'ossessione per la carne. Da qualche anno però, a causa di un brusco (e malriuscito) dirottamento sonoro, il trono dal quale una volta regnavano incontrastati è vacante. Ora, tra i mille gruppi che da essi sono stati ispirati, tutti cercano i legittimi eredi. Ed ecco, tra i numerosi pretendenti, spuntare anche i Mandragora Scream, combo toscano che, a seguito di varie vicissitudini (tra le quali occorre ricordare un contratto con la Nuclear Blast e la pubblicazione dei primi due album "Fairy tales from hell's caves" e "A whisper of dew"), nel 2006 autoproduce e pubblica il concept "Madhouse".
Prima di cominciare a parlare della band e del suo terzo album è necessaria una premessa. Mi sono permesso di citare i Mandragora Scream tra i gruppi eredi dei Cradle Of Filth, non tanto per proposta musicale (in realtà molto distante da quella della band albionica) quanto per il romanticismo gotico, gli scenari lugubri, le atmosfere horrorifiche e la torbida carica erotica caratterizzanti le canzoni di entrambe le band (delle quali l'ideale trasposizione grafica potrebbero essere le illustrazioni dell'artista iberica Victoria Francés). Quella che abbiamo di fronte è infatti una storia suddivisa in dodici tracce musicalmente riconducibili alla frangia horrorifica dell'odierno Gothic Metal, tuttavia ben lontane dall'isterismo di Dani Filth e compagni. E, quando uso questo termine per descrivere la proposta della band, non lo faccio per mancanza di terminologia; non c'e infatti aggettivo più adatto per descrivere il genere di musica suonato in quest'album, dato che chi l'ha composto è una vera anima gotica, un personaggio intellettuale ed intrigante, per il quale nutro una profonda ammirazione e che risponde al nome di Morgan Lacroix.
Nella sua torre, e su fogli di carta scritti al lume di candela, la conturbante leader dei Mandragora Scream ha dato vita all'intero concept di "Madhouse", ed all'interno della stessa dimora è stato anche inciso il disco. La trama della storia (ambientata nel 1312) ci porta direttamente al manicomio di Molanvert, nella città di Tihuta, nei Carpazi. La protagonista è una ragazza di nome Vera, la quale, a seguito di un'infanzia traumatica viene internata in questo lugubre istituto. In una notte di luna piena, presa da un attimo di lucida follia, la ragazza fugge dalla propria stanza eludendo la sorveglianza e, tagliandosi le vene, cade in un coma profondo. Con una flebile lanterna ad illuminare i propri passi, Vera attraversa un tunnel oscuro che la conduce in una foresta incantata, dove incontra la proiezione di se stessa in età infantile. La piccola rinnega il suo corpo adulto, sfigurato dai traumi intercorsi nei primi dodici anni di vita. La ragazza confessa a se stessa di aver incontrato un angelo oscuro, e di essersene perdutamente innamorata. Per amore, decide dunque di abbracciare la vita sospesa della creatura amata, per non tornare mai più nel mondo dei vivi. Ma l'angelo, stordito dalla conoscenza di un amore talmente forte da trascendere le vestigia della sua stirpe, rinuncerà alle proprie ali per morire, rinascendo come essere umano sulla terra. Grazie alle nuove sembianze, sarà così in grado di unire il proprio corpo a quello di Vera, e donarle un amore a cui nessuno potrà mai porre fine.
Musicalmente la band propone una versione ancora più convincente del sound collaudato in passato, pregiato da una intensità interpretativa fuori dal comune. Suoni inquietanti, voci tormentate, urla strazianti e cori ossessivi fanno da ricamo alla poliedrica prova vocale di Morgan, vera protagonista del disco, detentrice di una timbrica particolarissima ed imprevedibile, sinuosa e avvolgente, ma allo stesso tempo grezza e mascolina senza però risultare meno emozionante rispetto alle voci di numerose colleghe impostate liricamente, e a quella di Terry Horn (chitarrista e braccio destro di Morgan in fase compositiva), potente, emozionante e tecnicamente impeccabile. Le trame sonore uniscono alla perfezione gli effetti sinfonici (di stampo cinematografico) delle tastiere all'asprezza delle chitarre (in alcuni frangenti più orientate al rock ed autrici di assoli presi in prestito dall'heavy metal) ed a parsimoniosi e sapienti inserti elettronici presentando episodi molto vari nell'insieme. Tra brani dal refrain accattivante e dalla melodia inquietante ("Dark lantern", "Redeemer", "Blight thrills" ed "Omen reveries"), ed intense ballate ("Frozen space" impreziosita da una commuovente trama pianistica, dalla superba performance di Morgan e dal dialogo tra Vera adulta e bambina posto in chiusura e "Ghost of swan", dov'è la voce di Terry a sorprendere per versatilità ), "Madhouse" raggiunge spesso inaspettate vette emotive.
Toccante e concreto, questo disco guadagna per il sottoscritto la palma d'oro per il miglior album di Gothic Metal nostrano del 2006 (se escludiamo il capolavoro "The diarist" targato Dark Lunacy, che propongono una sorta di Gothic-Death Metal sinfonico). La stampa ha eletto i mediocri ed artefatti The LoveCrave rivelazione italiana dell'anno appena trascorso senza fare i conti con i Mandragora Scream, sicuramente più concreti, passionali e convincenti. Ignorando il fatto che quelle di questi artisti sono autentiche anime oscure all'interno di una realtà dove fingere è diventato uno sforzo necessario per aderire ai cliché ed agli stereotipi imperanti nella scena.
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