Davvero non male questo album per i norvegesi Manes.
La Code 666 etichetta giovane e coraggiosa nonché abilissima talent scout di numerosi talenti quali Aghora, Atrox o Ephel Duat ci presenta ancora una volta un prodotto che certo farà storcere il naso ai puristi del genere ma che non dispiacerà affatto a chi cerca un minimo di innovazione nella musica che ascolta ogni giorno.

I Manes sono attivi fin dal 1994 come gruppo cult dell’underground black metal e hanno all’attivo ben tre demo e un album per la Hammerheart (“Under ein blodraud maane 1998). Tuttavia Vilosophe penso possa essere catalogato con qualsiasi genere tranne black metal.
Non aspettatevi quindi quattro panda satanismi perché di certo qui non li troverete. Loro stessi in un supremo slancio di generosità per aiutare il compito del povero recensore si definisco come un ibrido tra Katatonia (soprattutto quelli dell’ultimo periodo, dimenticatevi quindi i capolavori doom degli esordi), Radiohead, e in effetti le parti vocali sono molto simili a quelle di Thom Yorke, il tutto buttato in un calderone di svariate influenze, che passano dalla jazz-fusion all’industrial più accademico.

Il cd si apre con Nodamnbrakes traccia in cui si scopre il lato decisamente più Katatonia della band, essendo una delle canzoni più immediate e easy listening dell’album. Si prosegue poi con Diving With Your Hands Bound caratterizzata da un lentissimo crescendo che si protrae per nove minuti per poi terminare all’improvviso lasciando l’ascoltatore stupefatto e di nuovo sorpreso quando dopo pochi secondi la canzone prosegue il suo lento incedere attraverso la riproposizione in chiave elettronica del tema principale. Davvero niente male non c’è che dire.
Le seguenti due tracce sono delle ballad molto malinconiche con l’eccezione di Terminus A Quo / Terminus Ad Quem dove compare anche un saxofono e quindi le prime sporadiche influenze jazz/fusion che ritroveremo anche nella successiva e splendida Ende.

In definitiva un disco complesso, di cui sarebbe impossibile una descrizione traccia per traccia, ma allo stesso tempo facilmente assimilabile che mi sento di consigliare assolutamente a chi è alla ricerca di qualcosa di nuovo e a chi si è stufato di ascoltare per la trentesima volta Mourning Palace. È comunque consigliabile un ascolto prima dell’acquisto.
Ah piccola nota a parte per l’artwork: ancora una volta la Code 666 dimostra di tenere anche all’immagine dei propri gruppi oltre che al contenuto proponendoci sempre splendidi digipack (anche perché di solito costano meno per chi li produce ;))) che non sfigurerebbero affatto in una qualsiasi collezione di cd

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