Per la mia prima recensione ho scelto questo Lycanthrope, che probabilmente a molti di voi risulterà sconosciuto... lo ho fatto perchè nel caso abbia scritto qualche stupidata nessuno se ne accorgerà, perlomeno non prima di avere ascoltato questo meritevole disco.

I Mangala Vallis sono una band di Reggio E. formata da talentuosi ultra-cinquantenni: tra questi forse non vi risulteranno nuovi i nomi del batterista Gigi Cavalli Cocchi (collabrazioni con Ligabue) e del sottovalutato Bernardo Lanzetti (Acqua Fragile, P.F.M.), che insieme a Mirco Consolini (chitarra) ed Enzo Cattini (tastiere) affrontano l'impresa di suonare nel 2005 cose più adatte al 1973.
E "Lycanthrope", preceduto da "The Book of Dreams", del 2002, é il degno risultato di questo tentativo.

Si tratta di un concept album, i cui testi sono opera di Lanzetti, ed è ospite il grande VDGG David Jackson, col suo sax: dopo l'inizio psichedelico di "Echo Absolute" si parte subito in quinta, con la movimentata "Cosmotraffic Jam"; con cambi di ritmo e virtuosi assolo, i nostri quattro vecchioni ci dimostrano che sono ancora in piena forma! Tuttavia la canzone non lascia il segno, a differenza della successiva "Call Me Aelias", introdotta da uno struggente abbraccio di mellotron. Sopra un delicato giro di accordi Lanzetti canta con passione una melodia strappalacrime di rara bellezza, che va a sfociare in un sublime assolo di Consolini.

Ma il meglio deve ancora arrivare: dopo la cabarettistica e melodica "Lychantroparty" a "Animal Song" giungiamo alla vera perla del disco: introdotta da un lamentoso ululato, "The Boy That Howls At The Moon" è un intricato racconto fiabesco, una suite di 13 minuti che racchiude in sè tanti elementi diversi. Il tappeto di chitarre acustiche con cui inizia crea un'atmosfera calma ma allo stesso tempo inquietante; il tutto cresce sempre di più, sino ad arrivare all' apice della canzone: su un riff piuttosto duro in tempo composto Cattini ci mostra il suo virtuosismo sui tasti bianchi e neri con un assolo mozzafiato. Quando l'accordo passa in maggiore e la chitarra si abbandona ad una melodia sognante si avverte qualcosa di magico. Sì, quella magia nascosta nelle grandi e antiche composizioni prog degli anni '70 per me c'è anche qui... meraviglioso! Con "The Mask" le atmosfere cambiano bruscamente: in questi 11 minuti i nostri si cimentano in sonorità nuove, più dure, moderne. Ma il risultato é convincente! La conclusione è affidata a "The Transparent and The Obscure", in cui è l'ancora stupenda voce di Lanzetti a dominare. Particolarmente bella la frase in cui dice "trasforma l'oscuro in trasparente".

E noi giovani diamogli ascolto, diamo fuoco alle tablature dei nirvana e dei red hot chilli peppers che i nostri compagni della band vogliono farci imparare e suoniamo la musica che ci piace veramente! Trasformiamo l'oscuro in trasparente, il prog è vecchio, ma non ancora morto!

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