Gloriose rivolte, elogi al valore, misteriose scomparse e nefaste apparizioni. Sono questi i temi trattati nei canti che compongono "Mysterium" nuovo full-lenght dei Manilla Road. Niente di nuovo in termini di sound: "Mysterium" è ancora Epic Metal plumbeo, compatto, eroico, evocativo. Ci sono comunque delle novità nella line-up: Joshua Castillio al basso, e il nuovo drummer Neudi, cui tocca l'arduo compito di rimpiazzare Cory Christner (unico batterista dei Road che fu in grado di non far rimpiangere la defezione di Randy Foxe). Neudi ha il tocco più potente e scarno, meno articolato e roboante rispetto al suo predecessore, rendendo più dirette le parti ritmiche. Scelta che si rivela azzeccata per il sound di questo lavoro, maggiormente orientato sui mid-tempos, cosa che non accadeva dai tempi di "The Courts Of Chaos". La produzione è più pomposa e nitida rispetto a "Playground Of The Damned", ornata però del solito following epico, offrendo quindi al lavoro l'atmosfera grezza e primitiva, tipica della band.
L'apertura è devastante: prima l'heavy eroico dell'opener "The Grey God Passes" poi la bellica potenza di "Stand Your Ground"; ma è la semi-ballad "The Battle of Bonchester Bridge" il primo vero capolavoro del disco. La canzone è introdotta da un notturno arpeggio e dai toni mesti ed evocativi delle vocals, prima che i tonfi sordi della batteria (che sembrano un tamburo da guerra) spianino la strada a un massiccio riff che avvia l'epico mid-tempo finale. La successiva "Heremitage", presenta un testo a sfondo storico. Ispirata all'ononimo castello, questa canzone narra le gesta di William de Soulis, che nel 1320 fu giustiziato con l'accusa di stregoneria, e per aver abusato delle proprie arti magiche tramando la morte del sovrano Roberto I di Scozia. Vuole la leggenda che, dopo la morte, il fantasma di William fosse tornato nel castello per continuare il suo complotto ai danni della corona. La trasposizione musicale di questa storia è efficace e avvincente: ancora un mid-tempo solido e marziale, sorretto dalla voce nasale di Mark Shelton, tragica ed espressiva come sempre. Ma il punto di forza del brano restano le parti strumentali dove, tra un refrain e l'altro, la chitarra marca guizzanti e virtuosi solos (come a simboleggiare una nefasta presenza che aleggia nell'aria).
Tra i pezzi memorabili spicca inoltre "Hallowed Be Thy Grave" gemma oscura d'incontaminato Epic Metal dove le chittare plumbee e avvolgenti contornano l'impetuoso drumming di Neudi mentre le vocals s'intrecciano nell'asfittica ed estenuante atmosfera di questo funereo elogio al guerriero caduto. "The Fountain" spiazza invece l'ascolatore: un brano acustico dal sapore folk dove gl'arpeggi delle chitarre sembrano riprodurre lo sciabordio di una sorgente. Ci pensa poi l'estatica voce di Shelton a rendere tutto più magico.
Dopo la strumentale "The Calling" (atmosferica intro eseguita col sintetizzatore), arriva la suite finale "Mysterium," incentrata sulle avventure di Ludwing Leichhardt, esploratore tedesco scomparso nel 1848 durante un'esplorazione del Continente Australiano. L'inizio è cupo e ammaliante, poi il pezzo diventa un'eroica cavalcata che si placa nel finale, lento e monolitico (quasi doom). Le voci vibrano in un phatos crescente, scandendo i passaggi lirici più belli dell'intero album, finché un solo soave e psichedelico conduce l'ascoltatore verso la fine del viaggio, L'album si chiude con un soffio di vento, contornato dal tetro ululato di un lupo lontano.
"Mysterium" è un lavoro destinato a crescere nel tempo, pregno di un estro artistico qui forgiato nell'estasi barbarica del Metallo.
Federico "Dragonstar" Passarella.
Carico i commenti... con calma