Out of The Abyss occupa un posto scomodo all'interno della discografia dei Manilla Road. Esso si pone proprio dopo i quattro capolavori consecutivi del periodo 83-87, il più fortunato e proficuo per la band, sopratutto dal punto di vista della qualità artistica di quei lavori. Il disco fu pubblicato per la prima volta nel 1988 e già dalle prime analisi, fu pesantemente criticato da pubblico e stampa perché troppo anomalo nelle scelte stilistiche. L'accusa parlava di un album troppo contaminato dal thrash metal (genere molto in voga in quel periodo, sopratutto negli States).
In realtà, un'attenta analisi del disco (che dovrà maturare dopo ripetuti ascolti), porterà l'uditore di turno a capire che i veri episodi thrash di questo disco sono "Whitechapel" , cruenta opener dai ritmi duri e velocissimi, e "Black Cauldron", breve e tirato episodio di metallo pesante. Tutto il resto è palesamente influenzato da quanto fatto dai Road in precedenza, con due sole differenze: una produzione più scarna, dai suoni meno grezzi e maggiormente massicci; e un'atmosfera focalizzata musicalmente sul lato più crudo e aggressivo della band. Tutte venature che nei precedenti dischi erano tenute a bada da toni sognanti e magici, i quali addolcivano l'animo più robusto dei Road. Out of the Abyss procede in senso inverso a questa scelta stilistica, ma questo non significa che sia così "diverso", come un'avventato ascoltatore potrebbe definirlo. Già alla seconda traccia, risuona infatti "Rites of Blood" che è un doom in pieno stile Manilla Road, mentre "Return of the Old Ones" e "War in Heaven" sono anch'essi lampanti esempi di classico epic metal. "Slaughterhouse" e "Midnight Meat Train" poi, hanno ritmiche molto simili a "Taken by Storm" o "Valley of Unrest", dei precedenti capolavori. Ma il colpo di genio resta "Helicon" una delle vette liriche di Shelton, snodate in un pezzo epico e denso di phatos, che rapisce l'ascoltatore in un incantesimo sonoro che si spezzerà soltanto quando il lettore avrà smesso di agire.
Out of the Abyss è un disco splendido che necessita del dovuto tempo per essere correttamente assimilato, ma vale la pena ascoltarlo, sopratutto per la qualità e unicità di certi pezzi o per rivivere in chiave musicale i Miti di Cthulhu, dello scrittore Lovecraft (cartaceo ispiratore di questo lavoro), senza dimenticare la notevole performance vocale di Shelton, mai così pluritimbrico dietro al microfono!
Lineup:
Mark Shelton: guitars e vocals
Scott Park: bass
Randy Foxe: drums
Tracklist:
1 Whitechapel
2 Rites of Blood
3 Out of the Abyss
4 Return of the Old Ones
5 Black Cauldron
6 Midnight Meat Train
7 War in Heaven
8 Slaughterhouse
9 Helicon
L'album è ora facilmente reperibile grazie ad una recente ristampa della Shadow Kingdome Records. Un'occasione che gli amanti del genere non dovrebbero lasciarsi sfuggire.
Federico "Dragonstar" Passarella.
Carico i commenti... con calma