Due anni. Due anni mi ci sono voluti per comprendere appieno l'ultimo dei Manilla Road. Due anni di ascolti, attento alla minima variazione, al più fugace tocco di chitarra. Vi chiederete il perchè di tanta attenzione per un album che come gli altri rimarrà oggetto di culto soltanto di pochi. Perchè la band di Wichita, è bianca o nera. O la si ama o la si odia, c'è poco da fare.
Mark Shelton e soci sono sempre stati paladini di un certo modo di fare metal che con il passare del tempo ha preso il nome di epic. L'epic è nato da Shelton, dalla sua mente sempre presa a raccontare storie di Vichinghi, di antiche leggende, di battaglie polverose. La loro musica, grezza, potente, "malata", chiamatela come volete, ha sempre diviso i fans. Non ha mai diviso i puristi, che vedono nella band americana uno degli ultimi gruppi ancora legati alla tradizione "antica" e classica dell'heavy metal.
Ecco perchè risulta complicato per me, un sostenitore incallito del gruppo, parlare di "Voyager", ultima fatica del trio a stelle e striscie. La band si dimostra in ottima forma. Bryan Patrick, che aveva sostituito Shelton alla voce in alcuni lavori precedenti, non è più presente in pianta stabile all'interno della band, per cui il compito di singer torna al timbro nasale e personalissimo del leader. Mostruoso inoltre l'apporto dietro le pelli di Cory Christner, sempre preciso, veloce e autore di una performance "battagliera".
Passando ad analizzare il disco, "Voyager" è sicuramente il più vario della carriera del gruppo. C'è di tutto dalle ballate, alla psichedelia, dal classic heavy metal a sfuriate simil death, per finire con una spruzzatina di country. Innumerevoli influenze sono contenute all'interno dell'album e amalgamate a meraviglia grazie ad un songwriting ispirato e complesso. Già dall'iniziale "Tomb Of The Serpent King - Butchers Of The Sea" si intravede l'accumulo di correnti musicali. Da un'intro che sembra il Lustmord ultima maniera a sfuriate trash di epica tradizione con il growl che fa capolino. La successiva "Frost And Fire" è invece legata in maniera indissolubile ai primi lavori della band ed in particolare alla schizofrenia di Mystification. Impressionante la perizia tecnica della band, che con "Tree Of Life" ha scritto una delle cose più belle dell'epic nel suo senso più toccante. Una ballata di 8 minuti tra stacchi acustici e rimandi alla psichedelia anni settanta che si riallaccia per sonorità e ritmo alla magniloquente titletrack, uno degli highlight dell'album condita da partiture cadenzate e un cantato teatrale ed evocativo, tipico marchio di fabbrica di Mark Shelton. Inaspettata ma assolutamene strabiliante è "Eye Of The Storm". Solo chitarra acustica e voce e un sapore western/country che sfocia in soli melodici e sognanti. Poesia...
Oltre questo lato melodico della band, "Voyager" esalta anche l'aggressività. Ne sono la prova "Return Of The Serpent King" e "Conquest" entrambi pesanti e monolitiche, in cui il singer si cimenta con un growl profondo, in bilico tra il death metal più puro e il cantato di Chris Boltendahl, leader dei Grave Digger. "Conquest" soprattutto è un concentrato di potenza sparato a mille e rappresenta forse la song più dura mai scritta dai tre. La conclusiva "Totentanz" mette fine all'ultima fatica in casa Manilla Road e chiude anche il concept su cui è costruito l'intero lavoro. I Vichinghi dopo essere tornati nella loro patria sono costretti a difendere il loro culto pagano e sulla loro nave, la Voyager appunto, approdano in quelle regioni dove la cultura pagana è messa in discussione dal cristianesimo.
Un ritorno formidabile, ecco cos'è l'ultimo lavoro in casa Manilla Road. Un album vario, complicato, epico a livelli impensabili, carico di pathos, violento, delicato, psichedelico, furioso, toccante. Voyager rende onore all'epic metal, un genere da sempre troppo bistrattato. Un genere che ha nel gruppo di Wichita la sua più grande espressione.
Un grazie di cuore a Bartleboom, perchè è grazie alla sua recensione di "Open The Gates" che io oggi, conosco questo gruppo.
1. "Tomb Of The Serpent King - Butchers Of The Sea" (9:02)
2. "Frost And Fire" (6:01)
3. "Tree Of Life" (8:02)
4. "Blood Eagle" (6:10)
5. "Voyager" (9:31)
6. "Eye Of The Storm" (4:39)
7. "Return Of The Serpent King" (8:04)
8. "Conquest" (4:37)
9. "Totentanz" (7:56)
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