Convinto dal mio amico negoziante, che questo fosse un bell'album thrash con dei “tipi che pestano di brutto”, mi fido e a occhi chiusi lo compro. Arrivo a casa e metto su questo BtoD debut album datato 2002 degli svedesi In Rage nati dalle ceneri di una band, i Lost Souls, che ha raccolto poco a metà anni '90, ma che proponeva un metal tecnico (alla Meshuggah) decisamente molto interessante.

Dopo la intro di chitarre, che ruba solo 50 secondi, veniamo colpiti in faccia dalla foga distruttiva di “Gift To Restore”, “Let Chaos In” e “Life Denied” . Tre massi acustici carichi di “riffoni” veloci e potenti, con un cantato in screaming molto ben calibrato che ricorda a tratti Phil Anselmo e molto Peter Dolving (The Haunted). Un po’ meno “pazzo” del connazionale risulta però il cantato di Christer Salling, sempre incisivo, incazzato e graffiante per tutto l’album e in questi primi pezzi ci da le coordinate di quello che farà per tutto l’album: incitarci a gridare i ritornelli con lui e aumentare la rabbia delle canzoni.
L’album prosegue con uno dei suoi pezzi più riusciti e dall'attitudine thrash '80: “Ultra Violence”. Il mid-tempo “Dead Heart Beating” ci porta su ritmi meno sostenuti, ma ci lascia comunque un bellissimo riff portante e un ritornello che entra subito in testa. La title track è un’aggressione sonora che non lascia scampo e si lascia apprezzare per tutta la durata dei quasi 4 minuti e mezzo del brano: l’intensità non cala mai fino alla fine, thrash allo stato puro.

L’album potrebbe chiudersi qui, visti i contenuti di tutto rilievo delle prime tracce fin qui ascoltate, ma ci aspettano ancora pezzi di altissimo livello come “Inject The Venom” , “Survival Of The Fittest” (la migliore dell’album), “I Go Alone” e la mazzata conclusiva di “No Tomorrow” .

Il prezzo del cd è ampiamente ripagato dalla proposta degli In Rage e un buon intenditore di buon thrash non può che trovarsi d’accordo. Nel complesso non è certo un album innovativo e che ci fa sentire un “nuovo thrash”, ma gli spunti sono molti e ci la verve compositiva non manca di certo, e non è il "solito" album dei "soliti" svedesi. Insomma nonostante i tanti echi della bay area '80 (Testament in primis), non viene mai il dubbio sul fatto che sia un tentativo di plagio verso qualche band blasonata del passato.
L'immediatezza e la spontaneità proposte da questi 5 svedesi, condite da una potenza sovrana e quasi sempre più importante della velocità pura, sono da premiare.

Non è un album fondamentale, ma se vi capita dateci un'ascoltata e non ve ne pentirete. Pestano veramente di brutto.

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