Visti i commenti della precedente rece, diciamolo ancora una volta: i Manowar non propongono quasi mai qualcosa di innovativo, rischiano continuamente di risultare la caricatura di se stessi, non sono eccelsi tecnicamente (rispetto ad illustri colleghi) e dal vivo non fanno certo gridare al miracolo.

Pensiamo allora alla carica autentica che riescono a trasmettere, alle loro esagerazioni, senza dimenticare pero' le splendide ballad con cui ci hanno estasiato, e gli ancor piu spettacolari mid-tempo (uno su tutti: "Army of immortals"). Insomma, sarò scontato, ma basta dire "Manowar". Il mal di testa vi è già arrivato... ?
Questo album, dalla copertina raccapricciante, non si segnala come lavoro particolarmente compatto, anche se almeno la metà dei brani sono più che validi. Infatti è abbastanza evidente un'attitudine brutale, ma non ancora ben codificata: i nostri cercano di scrivere pezzi "epici" in cui l'iper velocità ("di moda" all'epoca) cede il passo ad un metal che, tutto sommato, NON è ancora metal. Ed il risultato è abbastanza disorganico, sembra quasi di ascoltare 3 band in una: la prima predilige il sound duro e cadenzato che costituisce il loro marchio di fabbrica, la seconda si scatena una sola volta con la fantastica "Warlord", e la terza si barcamena nella ricerca di uno stile proprio, senza riuscire a definirlo del tutto. Ed il risultato è che buona parte del disco trascorre nella noia più totale.

Infatti il riffing è abbastanza ripetitivo, e la batteria non brilla certo per originalità (quasi sempre all'unìsono con i power-chords): l'anima sta tutta nell'immensa voce di Eric Adams e nel basso di De Maio, che in questo lavoro fa all'incirca da seconda chitarra. È abbastanza insolito, tra l'altro, sentire un disco del genere in cui il basso sovrasta, spesso e volentieri, la chitarra - di per sè abbastanza scontata (con buona pace del buon Ross "The Boss"). "Hatred" sembra candidarsi ad essere il peggior brano della storia dei Manowar, ma basta ascoltarlo senza fretta per rendersi conto che tutto sommato è decisamente godibile, anche se troppo lungo come buona parte delle epiche "danze" ivi proposte. Indimenticabile "March for revenge...", assieme alla strepitosa "Revelation...", che ha il merito di essere il brano sulla falsariga del quale i nostri hanno creato l'immenso "Hail to England".
I difetti non mancano, al di là del songwriting banale: senza discutere le doti artistiche di Adams e De Maio, mi sembra che la distorsione un po' approssimativa e il riffing non molto vario penalìzzino un lavoro che, nel bene o nel male, ha reso famosi i nostri come "epic-metallers".

Il disco meno adatto per iniziare ad ascoltare i Manowar (si trattava inizialmente di un demotape), decisamente curioso per chi non li conosce abbastanza: se poi non vi piacciono, rassegnatevi che non vi piaceranno mai...

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