L'obiettivo principale dei danesi Manticora è sempre stato quello di fuoriuscire dal limbo: ben supportati da una schiera di fans, altamente bistrattati da una larga fetta di critica. Buoni lavori come "Darkness with tales to tell" e "The black circus part I - Letters", affiancati da altri meno riusciti come "Hyperion" e "8 deadly sins". Capirete che anche questa altelena artistica li abbia resi appena sufficienti agli occhi (orecchie) di molti metallers europei.
A dirla tutta però, la band formata ad Hvidovre nel 1997 per opera del singer Lars Larsen, ha iniziato con il primo capitolo di questo duo intitolato The black circus, un "nuovo" percorso, più originale e personale e meno legato al power teutonico di cui la band sembrava non riuscire a liberarsi. "The black circus part II - Disclosure" è la seconda creazione musicale del concept su Howard Phillips Lovecraft iniziata con l'album precedente. Proprio durante la lavorazione su questo cd (2007) i danesi abbandonarono la Massacre Records per la Locomotive.
Quelle caratteristiche positive che si erano mostrate in "The black circus part I" vengono quì riproposte: monologhi di riff heavy, inserzioni orchestrali che ci presentano il lato più progressivo del combo, sfuriate power, atmosfera oscura. Su tutto ancora una volta i due elementi fondamentali del loro sound: la voce di Larsen, che spiacevole o meno è un marchio di fabbrica ormai imprescindibile e il lavoro di Mads Volf alla batteria, picchiatore instancabile. Sono loro due che costruiscono (con buoni risultati) la prima vera traccia dell'album, "Beauty will fade", caratterizzata anche da un massiccia attività terremotante dettata dalle chitarre del duo Kristian Larsen e Martin Arendal. A seguire probabilmente il pezzo forte dell'intero cd: "Gypsies dance part 2" colpisce nel segno con un chorus ben realizzato ed una varietà stilistica che non finisce per essere soltanto dimostrazione di "muscoli", ma anzi sottolinea il miglioramento tecnico dei cinque componenti.
Il passo avanti in positivo dei Manticora si può constatare anche dalla maggior cura dei testi, ora più appropriati a ciò che il gruppo riversa in musica. Musica che ancora una volta si muove tra heavy, riff ai limiti del thrash e un power metal granitico. Queste sono le linee generali su cui si muovono altri due pezzi riusciti come "When the soulreapers cry" e "Of madness in its purity".
Giunti alla conclusione di questo viaggio durato ben due cd, il risultato vede pendere i favori verso il primo album, cioè quello più vario e con una maggiore dose di idee. Infatti, ancora una volta la band ci ripropone anche per questo secondo capitolo del "circo" gli intermezzi Intuneric, fatta eccezione per "Intuneric VII", l'unico che abbia un testo e un suo sviluppo. Essi non contribuiscono all'assimilazione del lavoro, che causa anche lo stile dei Manticora necessità di almeno due ascolti. Alla fine si rimane con sette brani, per una durata di essi intorno ai 35 minuti. Sottolineando ancora una volta che la maggior parte di questi risultano comunque di elevata fattura, forse sarebbe stato lecito proporre qualcosa in più. Così non è stato. Voto 3 e mezzo.
1. "Entrance" (0:36)
2. "Beauty Will Fade" (7:32)
3. "Gypsies Dance Part 2" (8:29)
4. "Intuneric V" (0:35)
5. "Haita Di Lupi" (2:30)
6. "When The Soulreapers Cry" (6:40)
7. "Intuneric VI" (1:16)
8. "All That Remain" (5:44)
9. "Intuneric VII" (2:32)
10. "Of Madness In Its Purity" (6:22)
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