Il tempo sembra non passare per Manu Katchè.

Arrivato alla seconda prova solistica dopo quel piccolo gioiello che era "Neighbourhood", ecco che il raffinato e ineccepibile batterista francese si riaffaccia sul mercato jazzistico con un nuovo lavoro intitolato "Playground". Dico che il tempo sembra non passare, perché questo disco potrebbe essere figlio diretto di quelle fascinose coordinate musicali che avevano caratterizzato il fortunato esordio (del 2005).

"Playground" è un disco che, seppur sembri soppesato e ragionato in ogni singola nota, trasuda dai suoi solchi un eleganza e una fascino non indifferente. In questo senso aiuta sicuramente l'alta classe dei musicisti coinvolti (non ci sono più Garbarek e Stanko, ma i nuovi arrivati Mathias Eick alla tromba e Trygve Seim al sax si dannano l'anima per cercare di rimpiazzarli al meglio. Non proprio un compito facile, va detto.), amalgamati molto bene in un quintetto di prim'ordine. Katché, seppur sia il firmatario del disco, ha composto una musica che lascia ampia libertà solistica a ciascun membro della formazione (libertà sfruttata benissimo sopratutto dall'ottimo pianoforte di Marcin Wasilewski): l'artista francese semplicemente guida e accompagna il suo gruppo verso lidi ritmici assolutamente pregevoli, mettendosi al servizio del gruppo stesso, pur non mancando di riempire il sound con genialità batteristiche di prim'ordine.

Come il precedente, anche "Playground" è un disco a due anime. Una più suadente e delicata, dominata dalle ottime linee melodiche di Wasilenski, che nelle composizioni più rilassate ed a più ampio respiro sembra trovarsi molto a suo agio. Pezzi come "Morning Joy" e "Pieces Of Emotion" sono, per chi scrive, i migliori esempi di tali sonorità: Katché qui si diletta nell'uso di soffici spazzole, quasi a non volersi intromettere nelle costruzioni solistiche di pianoforte e fiati. L'altra anima musicale del disco è un' anima più "rock", che attinge a piene mani dalla sapienza "groovistica" del batterista francese. Brani come "Snapshot", "Clubbing" e "So Groovy" vedono Katché emergere, marcando di più gli accenti e il peso del suo drumming sulle composizioni. Assolutamente imperdibili sono le acrobazie sonore della sopracitata "Clubbing", dove Manu si diverte a spaziare su tutto il suo set batteristico, utilizzando sapientemente sia piatti che tamburi. E' in questi brani che si sente maggiormente la presenza dei due fiati di Eick e Seim: tromba e sax s'accompagnano, si intrecciano e si mescolano con grande maestria, lanciandosi in assoli assolutamente godibili e ben congeniati.

Un bel compagno di fine Novembre, questo disco: se avete voglia anche voi di musica calda e raffinata, da mettere la sera mentre fuori piove (suggerisco), questo lavoro fa per voi.

Difficilmente ne rimarrete delusi.

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