Da grande estimatore e profondo conoscitore dei dischi "bianchi" di Lucio Battisti non potevo che accogliere con gioia, e dedicare una recensione, all'ultimo album del cantautore Manuel Santini, classe 1984, nato quando nessuno dei cinque album era uscito.

Gli obiettivi di Bianchissimo - Battisti e Panella jazz session sono due, ovvero far riscoprire l'ultima fase del celeberrimo musicista di Poggio Bustone, e dare una veste nuova agli otto brani dell'album, otto come in ognuno dei cinque lavori usciti a cadenza biennale, dal 1986 al 1994.

Accompagnato da Andrea Garibaldi al pianoforte, Piero Pellicano al basso e Daniele Paoletti alla batteria, il canto di Manuel Santini si inerpica nelle liriche ostiche e sperimentali di Pasquale Panella.

Apre La sposa occidentale, dove Manuel toglie qualche parte dell'originale per rendere più scorrevole la sua versione. Poi c'è Don Giovanni, senza intro e direttamente cantando, bellissima, fa subito centro al primo ascolto. Equivoci amici, già jazz di suo, è resa abbastanza simile all'originale. Non immagino il risultato se avesse scelto Che vita ha fatto... Per altri motivi, una delle mie preferite, tende ad annullare l'elettronica, come del resto in tutto il disco. I brani durano quasi tutti meno degli originali e la batteria spazzolata crea una nuova atmosfera. Timida molto audace è eseguita con emozione e melodia, proprio le due componenti che pubblico e critica non vedevano più nelle nuove canzoni del Lucio post Mogol. Arriva poi I ritorni, senza intro, direttamente cantando... ne vien fuori una "copia fedele ricostruita a intarsi", è proprio il caso di dirlo. Tu non ti pungi più è divertente e romantica al tempo stesso, e a chiudere c'è Cosa succederà alla ragazza, con una introduzione più breve e un cantato convinto.

Curiosamente, da La sposa occidentale sono tratti la metà dei brani, mentre Hegel è l'unico album non rappresentato. La spiegazione può esistere nel fatto che il disco del 1990 è il meglio riuscito, nonché il mio preferito, nella combinazione parole/musica e nella cantabilità. Hegel, sunto dei quattro precedenti e già melodico, forse per questo non lo si è considerato.

Al coraggioso lavoro di Manuel Santini e del suo Bianchissimo, che ritrae un uomo con cappello a cilindro in copertina, nello stile surreale e minimalista delle copertine originali, do 4 stelle, siamo sul livello dell'album Sinceramente non tuo degli EquiVoci.

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