La Leggenda del Maratoneta

A piedi da Milano ad Atene per vincere l’Olimpiade

Non nasco atleta, anzi alle scuole superiori ero il peggiore nella fatidica corsa campestre d’istituto e quando dico il peggiore intendo dire che nel mentre terminavo il mio ultimo giro con le forze allo stremo ed i muscoli a pezzi, i miei compagni di classe erano già nello spogliatoio a cambiarsi d’abito.

Ho sempre covato amore per la bicicletta e per l’andare in montagna, ma di natura sono poco competitivo ed una certa pigrizia che albergava in me ai tempi delle superiori e durante l’università mi ha sempre tenuto lontano da una qualsiasi competizione sportiva anche a livello rionale. Se a ciò ci aggiungiamo la vita sregolata di un adolescente mediamente cazzone il gioco è fatto.

Nel lontano 2002 mi scatta una molla e cambia tutto. Acquistata una nuova lussuosissima mountain bike mi infervoro a tal punto allo sport da partecipare a gare su percorsi sterrati per poi dopo qualche anno comprare una bici da corsa, allenarmi e transitare sui mitici passi alpini del Gavia, del Tonale, il Pordoi, il Foscagno, lo Stelvio provando gioie infinite! Non contento di tutto ciò, in realtà contentissimo e con un crescente spirito agonistico, mi butto anche in gare di bicicletta da corsa per poi arrivare di lì a poco alla corsa in montagna e poi su strada fino ad una mezza maratona conclusa con il tempo di 1 ora e 48 minuti che per un nato incapace di correre del mio calibro è tanta roba.... Si ero diventato un runner senza saperlo! Badate bene, nessuna squadra, nessun compagno di allenamento, nessuna tabella di marcia, nessun integratore, nessun massaggiatore, nessun cardiofrequenzimetro; non bisogna prendersi troppo sul serio sennò si rischia d’inciampare .. tutto è così alla buona, a sensazione, prendendo i tempi e cercando di migliorarli di volta in volta e con una unico imperativo: non arrivare mai ultimo nelle gare a cui partecipo e sostanzialmente divertirmi.

Alcune gare sono andate bene, oltre le mie più rosee aspettative, altre un po' meno.. ma ho sempre mantenuto fede alla mia promessa : mai ultimo!

Si va bene mi direte voi, ma sto pippone perché? Perché adesso che sono meno allenato, anche se continuo (con minor regolarità) con le mie passioni sportive mi diletto a scovare storie strane, aneddoti e personaggi curiosi legati al mondo dello sport e di Luigi Airoldi vi devo proprio parlare! L’Airoldi nasce ad Origgio nel 1869 in una campagna dell’allora milanese e mostra un fisico robusto e muscoloso formatosi nei campi; ottime gambe, braccia muscolose e torace immenso. Tanto per snocciolare due numeri: 120 cm di torace, 45 cm di bicipite per un’altezza di cm 160! Praticamente un potentissimo blocco di cemento armato sorretto da gambe robuste e forza di volontà infinita.

La sua forza fisica lo porta a gareggiare in svariate discipline; la sua vera passione è la bici ma ben presto scaturirà la passione per la corsa che lo porta a partecipare ad assurde gare massacranti alla fine dell’Ottocento tipo la Torino-Nizza di 210 Km da percorrere in due giorni oppure la Torino-Marsiglia-Barcellona di 1000 km da percorrere ci corsa in due settimane.. Cioè cose che solo a pensarle ti viene l’acido lattico anche a stare sdraiati sul sofà!

Ecco, il caso vuole che quelli sono gli anni in cui il barone De Coubertin alla Sorbona di Parigi si sta battendo per organizzare la prima edizione delle Olimpiadi Moderne che si sarebbero svolte ad Atene nel 1896 e questa per l’Airoldi e per la sua crescente condizione atletica che lo vede battersi e vincere anche alcune delle gare sopra menzionate è un’occasione troppo importante da perdere. Doveva partecipare alle Olimpiadi per battersi nella Maratona, la corsa finale che chiude il programma delle gare olimpiche! E voleva vincere!

Si però c’è un problema: Carlo Airoldi è povero, molto povero e non ha i soldi per permettersi il viaggio fino ad Atene e la sua Società Sportiva “La veloce” non era intenzionata a sgancaire alcun ghello al povero Carlo, il quale abituato ad arrangiarsi da solo, dovette fare da solo anche quella volta.

Andare a piedi ad Atene era l’unica soluzione e così fece. Trovò uno sponsor: il neonato giornale sportivo “La bicicletta” il quale gli avrebbe coperto le spese necessarie al viaggio in cambio di notizie sul viaggio da pubblicare sul giornale .

Il gioco era fatto, la condizione fisica alta e così il 28 febbraio del 1896 Carlo Airoldi partì da Milano alla volta di Atene; duemila km da corrersi in un mese per arrivare giusto giusto qualche giorno prima della Maratona, sicuro dei propri mezzi e di una probabilissima vittoria. Tra mille peripezie ed un abbigliamento fantozziano raggiunse la città di Atene nella data prestabilita, percorrendo circa 70 km al giorno per un mese intero tra piogge, neve, fango, malintenzionati, notti all’addiacco, poco cibo, animali randagi e tutto quanto si può immaginare in un viaggio del genere..

Arrivato ad Atene con la eco delle gesta da lui compiute riportate sul giornale “la biciletta” venne festeggiato da un comitato d’onore al suo arrivo in città, ma non tutto purtroppo funzionò come avrebbe dovuto e lì proprio dove avrebbe voluto lasciare il proprio segno indelebile nella storia, qualcuno aveva deciso di giocargli un brutto scherzo.

Come finirà la storia ad Atene non ve lo dico per non togliervi l’amaro finale a sorpresa indegno di una grande storia come questa che mescola ricordi in bianco e nero, gesta d’altri tempi, Buffalo Bill, prove di forza inimmaginabili, corse pedestri, burocratese, orgoglio ed un filo di malinconia.

Oggi di Carlo Airoldi rimane pochissimo, questo libro segna nero su bianco una storia che da sola sarebbe la sceneggiatura perfetta per un film memorabile in un’Italia di fine Ottocento; in un’Europa di fine Ottocento.

Leggetelo tutto d’un fiato e correrete più forti di prima! Carlo Airoldi è Rock !

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