L'OMBRA CONSUMATA

Chris Cole, aka Manyfingers è un talento, la sua musica è un'enfasi sonora che evidenzia un'enoteismo musicale quasi razzista, fobico e malinconico il suo album scorre fluvido e imponente sul motore delle nostre emozioni.

Piano, cello, chitarra classica, fisarmonica, banjo, e rare voci, creano atolli sonici che richiamano i Four tet e i Godspeed you black emperor!, sfiorando gli involucri languidi e precari dei Rachel's e l'approccio minimo e trascolorante di Wim Mertens. Le composizioni di Chris Cole sono vita imprevedibile e stratificata, sviluppano un suono frenetico e nervoso che sfocia in un mare di pacata alchimia in grado di alimentare piaceri e tensioni figli delle nostre illusioni che all'ombra della realtà esistono.

Elettronica e post-rock, indietronica o folktronica, non c'è uno stile preciso, quest'album innova e sviluppa in maniera sensibile e ingenua la scena di Bristol, donando emozioni e poesia, modernità e malleabilità.

"Our worn shadow" è una cascata di note, a tratti un gocciolio malinconico, i motivi ciclici e carichi di pathos sono il sottofondo ideale per un viaggio visionario con luci tenui e rossastre che illuminano le capitali europee, nebbiose o terse, all'alba o al tramonto, oppure in piena notte, ognuna, così diversa e così uguale di fronte al futuro, luoghi che vivono pur essendo morti, in sé, terra che fa da contorno ma che da luce al nostro tempo.... e quando in "3 forms" il violoncello, solido e cupo apre la strada al piano, altero e minimale ci si rende conto che una luce fioca può far vedere una splendida gemma nascosta dietro l'ombra...

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