Maps è il progetto solitario di James Chapman che dalla sua cameretta costruisce le intelaiature di questo "We can Create". Non è però un progetto minimale, lo conferma l'impianto sonoro abbastanza complesso e il fatto che dal vivo il ragazzo si faccia accompagnare da una vera band.

C'è ottimismo nell'aria: possiamo creare, titola l'album, il miglior pezzo invita a non aver paura della luce del sole, "dont fear... the sun". I riferimenti sono ad un dream pop particolarmente solare, estroverso anche se sempre sottovoce, comme de riguerur. C'è il classico omaggio en passant ai MBV ma il riferimento più evidente pare essere la lezione Slowdive/Mojave3. Certo siamo lontani anni luce dal talento di quei grandi Shoegazers e tuttavia il disco scivola via piacevole.

Inizia molto bene con la semplice e affascinante "So High, So Low", una sorta di loop degli Abba centrifugato con la folktronica. Eppoi "You Dont Know Her Name" prosegue con sicurezza. E anche "Elouise" si fà apprezzare, un pezzo di buon pop tra gli episodi migliori dell'album. Convincente anche "It Will Find You", brano che potrebbe esser passato nelle disco indie migliori di Londra con un discreto successo. Per un attimo si ha l'impressione che questo possa davvero essere un debut album con una marcia speciale poi però succede qualcosa, l'album diventa ripetitivo. le soluzioni melodiche e di arrangiamento appaiono finite e ricalcano quelle dei primi brani. L'ascolto resta piacevole ma l'entusisamo scema un pò fino alla citata "Dont Fear" che riesce ripetendo all'inifinto un indovinato refrain a trasmettere quella positività che contraddistingue l'album.

Un disco di elettronica del nuovo millennio, un discreto debut che cerca di ritagliarsi una strada originale partendo però da certe sonorità già molto frequentate ultimamente. Si intravede una certa capacità di manipolare suoni e di azzeccare melodie accattivanti ma dovremo lasciare alle opere future un giudizio definitvo del progetto Maps.

Per ora possiamo accontentarci di questo interessante debutto.

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