Uscito nel 2005 assieme a "Winds Of Moor Forestheart" è il secondo full lenght della one man band ungherese Marblebog che a partire dal 2007 vede l'entrata di Caseres alla batteria.

Album che si inserisce senza fatica nel solco della tradizione ambient black est europea: atmosfera, oscurità, natura, a partire dall'"Opening", dove la luce viene man mano eclissata da un manto di tastiere e dai rumori di una foresta che si risveglia nella notte. Alla successiva "I am The Forestheart" il compito di rompere la quiete, che irrompe sprigionando un riff tagliente, incalzante, dove per la prima volta si inserisce una voce corrosiva, a confermare, se ancora ce ne fosse il bisogno, che la desolazione sarà l'unica compagna per altri cinquanta minuti buoni. L'arpeggio centrale tuttavia non tarda a svelare il difetto principale del lavoro, nonostante mantenga una discreta carica evocativa, l'album tradisce echi fin troppo espliciti ad altri gruppi europei, in questo caso si potrebbero citare i Drudkh tanto per fare un nome. "Flame Of Wisdom" ha sembianze decisamente improntate al doom, un giro malinconico di chitarre, immerse nella registrazione sporchissima e offuscata, caratteristica principale dell'album che lo rende ancora più malsano. "Closing" chiude il cerchio, tredici minuti in cui si susseguono nella prima parte percussioni sempre più invadenti e cariche di minacce nella trama oscura di tastiere, per lasciare il posto successivamente a una chitarra quanto mai distorta che avanza dove il resto è stato distrutto, celebrandone la sconfitta. Forestheart di certo non inventa nè rinnova nulla, alcuni passaggi forse sono da rivedere, di certo è un lavoro acerbo che tuttavia non scade mai nel banale

L'idea che ne esce a fine ascolto è che questo non sia che una premessa e che il prossimo lavoro rappresenti un punto più alto. E visto che nel frattempo sono usciti solo split, mi auguro che l'attesa sia breve.

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