E' molto difficile parlare di un film che ci piace e dire perchè ci piace. 

Per noi è del tutto naturale, ci diciamo "Bè è normale, è bellissimo". Ma alla fine capiamo che sono unicamente punti di vista, e proprio tu che hai detto "è bellissimo" ti ritrovi davanti colui che ha provato la stessa sensazione, colui che ha odiato la pellicola, colui che l'ha trovata mediocre ed ancora una serie infinita di colui, colui e ancora colui.

Ed allora ci chiediamo: perchè ci è piaciuto se altri magari hanno trovato tale film banale ed insulso?

Forse per la sceneggiatura originale, oppure le simpatiche interpretazioni degli attori o anche il simpatico modo di girare il film.

La storia racconta di un uomo chiamato Harold Creek (la prima e finora unica buona interpretazione di Will Ferrel). E' solo ed odiato da tutti: è un agente del fisco. Non riuscendo ad avere alcuna relazione con chiunque, si è rifugiato in un mondo fatto di numeri, dove conta tutto, dai passi che fa per arrivare alla fermata dell'autobus fino ai colpi di spazzolino che si da ogni mattina sui denti e compie mentalmente nel giro di pochi secondi dei calcoli aldilà delle capacità umane. Il suo unico amico è un orologio da polso che non sopporta di essere utilizzato solamente per leggere l'ora.

Ed ecco che accade l'impossibile: da un giorno all'altro sente una voce femminile fuori campo descrive tutti i suoi movimenti con una precisione peculiare e con un lessico molto più ampio del suo. Unico piccolo problema? Lui la sente, e scopre dopo poco di essere destinato ad una morte molto più vicina di quanto pensasse.

Contemporaneamente, in un altro posto, la scrittrice drammatica Kai Eiffel (una favolosa Emma Thompson) in preda al blocco dello scrittore sta scrivendo un nuovo libro che parla, per l'appunto, di un certo Harold Creek, ma sta trovando un modo efficace per ucciderlo.

Sapendo di essere destinato a morte certa, Harold inizerà a vivere i suoi ultimi giorni con più grinta e spirito e scoprirà che il mondo è molto meno infame di quanto pensasse...

La trama è questa, e, sebbene avesse avuto un buon successo di critica e fosse un film del regista di capolavori vincitori di premi Oscar come "Neverland- Un Sogno Per La Vita" e "Monster's Ball", ci è voluto il suo ultimissimo "Il Cacciatore Di Aquiloni" per far riscoprire al mondo tale pellicola.

Ben realizzato e forte di grandissimi attori come Dustin Hoffman nel ruolo di uno sgangherato esperto di letteratura, una Queen Latifah che abbandona i soliti ruoli sporchi e sfacciati per riscoprirsi più seria e composta nel ruolo di una segretaria inviata dalla casa editrice della scrittrice per spingerla a terminare il suo libro, e Maggie Gyllenhal, sorella meno famosa di Donnie Darko/Jake Gyllenhal, che quì, nel ruolo di una simpatica pasticcera anarchica che vuole migliorare il mondo con i biscotti al cioccolato, si da il giusto valore, il film risulta una boccata di aria fresca nell'attuale situazione cinematografica.

Peccato per il mediocre, ma perlomeno rincuorante, finale che fa perdere una stellina al film, sennò, per quel tocco di magia che racchiude in sè, "Vero Come La Finzione", sarebbe una delle migliori commedie di tutti i tempi.

Consigliato a tutti. 

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