Vivere in funzione dell'arte.

I primi di Maggio visitai alle Scuderie del Quirinale la mostra sulle Avanguardie Futuriste, il primo piano mi colpì per il forte odore animalesco della guida, la quale spiegava con fermento, non solo intellettuale "Il Funerale dell'Anarchico Galli" by Carlo Carrà, un dinamismo travolgente che mi lasciò perplesso per la forza espressiva che  comunicava.

Il secondo piano però, che si apriva con una scultura di Boccioni, aveva qualcosa in più, e non solo per la compresenza di due icone del cubismo come Pablo Piccasso e Braque, infatti tra gli sguardi superficiali di gente comune e classi forzate in gita, il mio occhio venne catturato da "Nu Descendent Un Escalier" (1912-16); acquerello, inchiostro, matita e pastello su carta fotografica, m. 1,47 x 0,89.

Al di là della mera spiegazione critica la resa è un orgasmo ocra e marroncino chiaro, un'icona-quadro che raccoglie in sè l'importanza che aveva avuto cinque anni prima "Les Demoiselles D'Avignon" mettendo in crisi il cubismo e la ricerca nella staticità del soggetto. Duchamp, contrario a una pittura puramente retinica, finirà per diventare un esponente massimo del dadaismo, per cui all'opera d'arte deve sostituirsi il puro fatto estetico. Anche se mi trovai entusiasmato della visione non capisco perchè l'abbiano accostato al Futurismo essendo nullo il rapporto d'analogia tra due ricerche completamente diverse.

Per i Futuristi (oltre le muu!ate presenti nel manifesto di Marinetti) il moto è velocità, una forza fisica che deforma i corpi fino al limite dell'elasticità, una condizione oggettiva che dà all'oggetto in movimento una forma diversa rispetto quello immobile. Per Marcel Duchamp non determina un mutamento nella conformazione, ma la modificazione si avverte nella struttura, smembrando l'oggetto, alterandone la morfologia degli organi interni.

Immagine: gocce di lsd sul cartoncino.

Il movimento di una persona che scende le scale, è ripetitivo, meccanico.

Per lo scetticismo e l'ironia dimostrata in un'opera poi tuttomsommato giovanile e ancora non matura come le produzioni più recenti Duchamp si dimostra Mclhuan ante litteram nel denunciare la tecnologia come il diavolo venuto a modificare la faccia del mondo.

Contestazione totale dell'esistenza umana, una sorta di magia, che coinvolge tutte le tecniche che l'uomo col tempo ha fatto proprie e con le quali ha espresso la sua esistenza.

Esponendo a New York nel 1913 questo quadro non solo ha contestato la cultura moderna nella società globalizzata e capitalista per antonomasia ma ha anche tramite un quadro sancito ulteriormente la ridicola mitomania umana, la sopraffazione intellettuale che all'indomani di Guerre e saccheggi non era ancora arrivata ai livelli cosmici della cultura di massa presente nel contemporaneo.

Una bestemmia in chiesa, Di Canio alla festa di liberazione, un ribaltamento di linguaggio ironico e narcisista, violento nel suo imporsi come profeta della non conformità.

 

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