Le prime luci dell’alba illuminano una livida mattina di febbraio.

Il corpo senza vita di Raffale Marongiu giace in una pozza di sangue alla periferia della città, una Nuoro infida e violenta che, sotto la calma apparente e la patina piccolo-borghese di quella che è stata definita l’Atene Sarda, nasconde un sottobosco criminale fatto di plichi anonimi, società segrete e bilanci truccati, dove lo scontro sotterraneo tradisce lo scollamento del tessuto sociale.

In mezzo a questo palcoscenico malfermo si muove il Commissario Angelo Sanuti da Rimini, straniero in terra straniera, tormentato dal vento di maestrale e da un passato ingombrante che incombe in agguato. In suo soccorso, per capire una realtà locale fredda e ostile, fatta di silenzi e allusioni, saranno il Giudice Corona e soprattutto il maresciallo in pensione Pili ad indirizzare Sanuti verso la verità.

Una verità che, come scrive l’autore, “si fa vedere a pezzi, come una spogliarellista poco esperta, un po’ goffa”, e oltrepassa la semplice risoluzione delle indagini per proiettare questa piccola storia noir verso una spietata analisi della società contemporanea nella quale, loro malgrado, i personaggi del libro vivono le loro esistenze senza speranza sullo sfondo.

Così come hanno trasformato i ragazzi di vita di Pasolini in borgatari spietati e cattivi, anche nella Nuoro di Fois i soldi hanno sconvolto e scombussolato una comunità in crescita incontrollata, a tratti protesa verso il futuro, a tratti ancora legata a un passato anacronistico, dove la vendetta, come un frutto finalmente maturo, è sempre un’occasione da cogliere.

In questo quadro inevitabilmente fosco, l’autore consegna al lettore una remota ancora di salvezza in poche, piccole bussole crudeli, disseminate lungo il percorso, denominate Quello che sappiamo da sempre, utili ad orientarsi in un mondo di sguardi silenti, di nani e di giganti, di proverbi e di parabole alle quali non è prudente, né saggio, fare le pulci.

"Sappiamo che la conoscenza non è di questo mondo. E che le spiegazioni sono voci, voci del luogo. Sono i canti di un coro che modula ai quattro venti. Sappiamo che tutta la verità è sulla bocca di tutti".


Prima edizione: Marcello Fois, “Dura madre”, Einaudi, Torino, 2001

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