Stavolta Machera l’ha fatta veramente grossa.
Mica gli basta fare un disco d’esordio bellissimo.
Poi un secondo altrettanto bello e molto più profondo.
Di seguito un capolavoro incredibile di pathos e atmosfere.
Nel mezzo 4 dischi con gli Echotest insieme a Julie Slick, tutti molto belli benchè decodamente più prog oriented.
No, lui bello bello se ne esce con “Dormiveglia” che non è bello, non è bellissimo ne un capolavoro ma un disco che rientra nella categoria “clamoroso”.
Bassista, turnista, cantautore, arrangiatore, traduttore e chissa cos’altro, il golden boy del pop-prog italiano sforna un lavoro devastante, nel pieno del suo stile ormai consolidato e riconoscibilissimo.
Un pop che paga dazio al progressive senza mai sfiorarlo, un mix di tante influenze per una manciata di canzoni difficilmente separabili tra loro ma che formano un unicum di valore enorme.
Anche stavolta gli amici non mancano, più o meno famosi: Pat Mastellotto, Tony Levin e Steve Janser su tutti, a creare un’esperienza che poi ti porta a scrivere pezzi come “Dearest Fool”, la title track, il meraviglioso singolo “Building Homes” o “Trains (They Might Have Been There)”, quest’ultima a commemorare un amico e collaboratore troppo presto scomparso con un minimalismo disturbante.
Novello Steven Wilson,e a non dire che a SW oggi je piacerebbe scrivere un disco simile, MM ci annichilisce con la semplicità di scrittura e con la bellezza pura.
Che poi alla fine, da chi sul disco di esordio ha scritto una delle canzoni pop più belle degli ultimi decenni (“Days of Summertime”), je ne può fregare di meno?

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