Spulciando tra gli album non recensiti o recensiti in maniera più o meno "particolare", ho notato che mancava una recensione semiseria per quello che può essere considerato forse l'album più bello dell'artista fiorentino per completezza musicale e tematiche affrontate nei testi.

L'album apre con il brano portato a Sanremo 1991 (terzo posto finale) che lo consacrò definitivamente tra i migliori cantanti italiani del periodo : Perchè lo fai affronta, come gran parte delle canzoni del Masini di quel periodo e, soprattutto, di quell'album, tematiche sempre poco considerate fino a quel periodo in un paese dove regna la (poco) nobile arte dell'ipocrisia e dove per essere considerati buoni artisti bisognava cantare robe del tipo "Tiamomimanchitutututututu".
Segue poi Il niente, brano più lungo dell'album (oltre sei minuti), dove Masini tira fuori tutta la sua grinta e la sua rabbia verso un mondo basato "sul niente" appunto, passando, di strofa in strofa, da un momento all'altro della vita di una persona, con numerosi spunti autobiografici (E incontro mia madre che è un anno che è morta, col solito grande sorriso dolente mi dice "ti passa", mi dice "sopporta, bisogna imparare ad amare anche il niente")

Si continua con uno dei pezzi ancora oggi più conosciuti (su cui è stato anche fatto un cortometraggio, sponsorizzato dallo stesso Masini) : Cenerentola innamorata, la storia di una ragazza rimasta incinta e lasciata sola, che decide, grazie anche all'aiuto di persone a lei care, di tenere il bambino. Anche qui un tema affrontato, nel paese più bigotto del mondo, prima di lui solo da Guccini in Piccola storia ignobile, contenuta nell'album Via Paolo Fabbri 43 del 1976, con la sostanziale differenza che il lieto fine che c'è nel brano di Masini, in quello di Guccini non c'è (nonostante qualcuno si diverta ancora a far passare l'idea che Masini sia un portasfiga depresso, quando, analizzando oggettivamente i suoi testi, si può notare che spesso, nonostante il sapore amaro delle storie che canta, spesso il lieto fine è sempre presente al termine del brano). Di sapore completamente diverso il quarto brano: in Chi fa da sè Masini spiega che tutto può essere raggiunto contando semplicemente su se stessi, tranne i sentimenti, perchè quelli da soli non possono vivere.
Si arriva poi alla title-track, Malinconoia, parola che nasce dall'unione dei termini "Malinconia" e "Paranoia", testo straziante ma incredibilmente e terribilmente veritiero, pezzo molto vicino al Blues in un crescendo che esalta le doti vocali (e anche di pianista) di Masini 

L'album prende poi una piega totalmente diversa con Fuori di qui, dove un uomo che viene ripetutamente tradito decide inizialmente di reagire e cacciare via la fedifraga (Fuori di qui, con quel tuo magnifico sedere, sembra un cuore lo sai, tu che cuore non hai) salvo poi arrendersi alla tentazione troppo forte di averla con sè, accettando, ancora una volta, i continui tradimenti, il tutto molto orecchiabile e quindi anche apprezzabile e comprensibile al primo ascolto (cosa che spesso non succede nelle canzoni di Masini).
Si arriva poi a quella che può essere considerata l'unica canzone d'amore dell'album (Fuori di qui, pur avendo una storia d'amore di fondo, va comunque a parare sulla debolezza dell'uomo e della sua incapacità di reagire ai torti subiti): Ti vorrei, canzone che narra l'amore e l'innamoramento in tutta la sua semplicità, simpatica ed orecchiabile, ancora oggi conosciuta e cantata live (come molti pezzi di quest'album) dall'artista toscano.

L'album chiude ancora con due testi molto forti, Il giorno dei perdenti è il semplice ma veritiero racconto dello sbandamento della società nella routine quotidiana, a cui segue, per chiudere l'album, La voglia di morire, pezzo diviso sostanzialmente in tre parti, dove viene trattato il tema della depressione con riferimenti anche all'anoressia (Se la forchetta torna su ma senza cibo perchè sa che la tua bocca non ci sta), in cui un ragazzo che soffre di questo terribile male (Se tutti questi "se" li senti dentro te hai voglia di morire) arriva quasi al punto di non ritorno, per poi reagire (Con tutti questi "ma" vedrai ti passerà la voglia di morire), e grazie all'amore, spesso visto da Masini come l'unica cosa in grado di dare vera felicità all'uomo, riesce ad uscirne (Ma se un giorno incontri lei che invade gli occhi tuoi e tu non sai che dire, non ci saranno "ma", l'amore ucciderà la voglia di morire)

Forse l'album più bello del cantautore toscano (anche se resta difficile scegliere tra i primi quattro della sua carriera), sicuramente quello più concentrato sulle tematiche sociali, unico difetto: la presenza di una sola vera canzone d'amore, che nel mondo musicale di oggi lo renderebbe invendibile in un mercato popolato dalla musica commerciale (e nemmeno più di qualità tra l'altro, visto che fino agli anni '80 anche la musica "Easy" in Italia aveva ancora un suo fascino, fascino che, grazie ai "talenti" della De Filippi e alle case discografiche di Zerbi&Co. sembra totalmente scomparso) 

 

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