STASERA NELL'ARIA C'È QUEL PROFUMO DI ANNI '90
Già mi immagino i commenti che si sprecheranno all'uscita di questa recensione, del tipo: "Che disco di merda!", "Dexster ma che cosa fai? Sei impazzito?", "Masini è da sfigati!" etc. etc.... ma sapete cosa vi dico?
Questo disco è stato molto importante per me, ha significato veramente qualcosa in un certo momento della mia vita e quindi mi sento in dovere di recensirlo, che vi stia bene oppure no. Iniziamo...
"T'innamorerai", terzo disco per Marco Masini, datato 1993. A quel tempo, la TV, la radio e i giornali di musica erano ancora "amici" di questo grande artista, lo consideravano triste ma non sfigato, no, quell'etichetta non gli era stata ancora appiccicata addosso fino al punto di farlo piombare nel buio mediatico o, nel peggiore dei casi, spingerlo a ingerire dosi di antidepressivi fino a stroncarlo, come purtroppo successe alla grande Mimì (Mia Martini); ultimamente Marco Masini è ritornato sulla cresta dell'onda della musica leggera italiana ma, secondo me, scendendo, forse, un pò troppo a compromessi... vabbè... dai, dai, questa è un'altra faccenda, ritorniamo invece al 1993 che è meglio.
Marco cantava la vita dell'artista, sempre in mezzo alla gente eppure sempre così solo, la triste quotidianità della realtà urbana, i difficili rapporti con l'amore e con la famiglia ma anche l'immenso amore per la musica, amica preziosa, compagna di giochi di Marco fin da quando era bambino, come racconta nell'ultima traccia del cd, "Un piccolo Chopin" ("ti compro il pianoforte mi disse se prometti di studiare tirando le coperte mio padre la vigilia di Natale"); bellissima canzone, costruita su bellissimi ricordi e un tappeto musicale incantevole fatto di tasti neri e bianchi.
Partendo dall'inizio del disco (o per meglio dire, della musicassetta che mi sto ascoltando) troviamo una hit, una canzone simbolo degli anni '90, un master per tutti i nostalgici di Bim Bum Bam e del tempo che fu, ovvero, la mitica "Vaffanculo", più che una canzone un urlo, uno sfogo, un grido di denuncia con il quale l'artista, "incazzato al massimo", si scaglia contro ciò che non va nel mondo della musica: il bisogno di costruirsi un personaggio; i fan che pensano veramente che i cantanti abbiano le risposte a tutto, tipo dei santoni; i lupi cattivi che popolano lo spietato mondo del music businnes; la crudeltà che alcuni critici possono avere, non nei confronti del disco ma nei confronti dell'artista... tutto sfocia in un sonoro e liberatorio, vaffanculo!!!
All'uscita di essa i benpensanti gridarono allo scandalo, ma Masini rassicurava "...me ne andrò nel rumore dei fischi sarò io a liberarvi di me di quel pazzo che grida nei dischi il bisogno d'amore che c'è...", pura poesia! E poi arriva lei, ovvero, "T'innamorerai"... grande interpretazione (disperato nel cuore e nella gola), grande testo ("sarà bello da guardare come un poster di James Dean, sarà dolce la paura sganciandosi i blue jeans") e infine grande musica d'autore, ben suonata, ben diretta e ben orchestrata; i cori sono un pò la parte portante di tutta la canzone, la voce di Marco diventa, mano a mano, sempre più violenta fino a raggiungere l'apice e scaricarsi in un finale immenso; il protagonista della canzone sa che lei si innamorerà ma sicuramente non di lui, forse di uno stronzo che la farà stare meglio (?), addirittura è anche incinta e non sa come dirgielo; bhe, direi una storia abbastanza pesa. "T'innamorerai", canzone cult nel panorama della musica italiana, canzone che mi scava troppo dentro e va a ripescare immagini del tipo io e il mio babbo in macchina, fuori c'è la neve, la musicassetta di Marco Masini strilla fuori dalle casse; un cantautore una generazione, non ci sono storie!
L'intero lavoro tocca punte altissime, bucando quel cielo limpido e immacolato della musica italiana, con canzoni come la spiazzante "Dio non c'è" e "Voglio volare"; la prima è una canzone piena di dubbi e di domande, canzone che va alla ricerca di uno strano ma fortissimo bisogno di credere a qualcosa quando tutto intorno crolla ("cosa ci faccio in questa chiesa io che non credo al tuo Gesù con questo vuoto che mi pesa adesso che non ci sei più"), canzone carica d'atmosfera, molto spirituale; la seconda è una storia metropolitana, acida, molto anni '90: la routine di uno squallido ma accogliente bar ("senza pietà, sto uccidendo qualcosa di me, fra gli amici e i nemici di un bar, è così che un dolore diventa skinhead"), il grigiore di un sabato passato senza la donna amata ma solo con la voglia di volare da lei, i palazzi che fungono da gabbia e ingoiano un uomo solo, la vita che passa ("questa vita è una fuga di Bach nel silenzio assordante dei miei corridoi"); la voce di Marco è bellissima, stridula nelle parti vocali più alte dove sembra quasi che un coltello lo sti martoriando; il malessere diventa energia. E alle vecchie storiche canzoni come "Perchè lo fai", "Le ragazze serie", "Disperato", "Cenerentola innamorata" etc. etc.... vanno ad sommarsi pezzi come "Cantano i ragazzi", "Anna viviamo", "La libertà" e "Paura d'amare"; canzoni che non hanno niente a che vedere con quelle dei cantautori di ultima generazione, finti sfigati con la chitarra che fanno finta di cantare l'amore; dopo Guccini, Venditti, Baglioni e Zero, una buona fetta della musica leggera italiana era tenuta su, che voi lo vogliate o no, da Marco Masini.
Musica leggera italiana, blues, soft rock da bar... ecco cosa bisogna mixare per ottenere un album di Marco Masini. Voce unica, musicista d'eccezione, cronista romantico di una sudicia realtà.
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