Non capita tutti i giorni di imbattersi in un brano di 45 minuti filati come "Traiettoria" per pianoforte e elettronica. Un ascolto non facile, e non tanto per la lunghezza del brano quanto per la complessità del linguaggio musicale e per l'abolizione di ogni nesso discorsivo, di ogni rapporto causa-effetto.

Era molto giovane Marco Stroppa, classe 1959, quando ha composto questo pezzo tra il 1982 e il 1984: mi piace considerarlo l'equivalente di una tesi di laurea. E così, come in un lavoro di ricerca, il suo autore parla degli elementi musicali alla base del pezzo: «risonanze isolate, accordi ripetuti, figure ritmiche più o meno complesse, frammenti sonori» e così via.

Questi elementi stanno in determinate relazioni tra loro: di vicinanza, lontananza, contrasto, somiglianza, conflitto. Le relazioni comportano «fusioni elementari» tra il pianoforte e le risonanze generate dal computer, oppure «fusioni complesse» quando il legame tra le due fonti sonore è così stretto da diventare indistinguibile, fino a dar vita a uno strumento ibrido.

Si realizza così la traiettoria evocata nel titolo: l'evoluzione degli elementi sonori di base in qualcosa di molto più complesso e continuamente mutevole. Non è detto che debba piacere per forza, questa musica. Ma è suggestiva la conclusione del pezzo, quando dopo averne esplorato ogni aspetto sonoro, il pianoforte ammutolisce e lascia la scena ai soli suoni elettronici per il brumoso finale.

Il brano è diviso in quattro parti (Traiettoria deviata / Dialoghi / Contrasti, quest'ultima suddivisa in due), il che agevola un po' la percezione "strutturale" del lavoro. Un ascolto dal vivo aggiunge la dimensione visiva: si vedrà così il pianoforte amplificato da due altoparlanti posizionati ai lati, mentre la parte elettronica è diffusa da altri altoparlanti che circondano il pubblico, e da un altoparlante aggiuntivo piazzato sotto il pianoforte e girato all'insù verso la cassa armonica.

L'uso dell'elettronica è una costante in molti pezzi di Marco Stroppa, nativo digitale ante litteram: essa è presente anche in "Spirali" del 1987-88, secondo lavoro del cd, per quartetto d'archi proiettato nello spazio. Se in "Traiettoria" l'idea era quella dell'evoluzione del materiale musicale, in "Spirali" si attua il movimento di «oggetti musicali» da e verso gli ascoltatori, secondo rapporti di distanza o prossimità. La proiezione elettronica del suono è realizzata in tempo reale da un quinto interprete. Un quartetto aggrovigliato e furente.

Musica impegnativa, a volte ispida: ma ci si può provare.
 

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