Mariah Carey dopo aver dominato le classifiche per tutti gli anni '90 senza mai un passo falso a incominciato a traballare con l'inizio del decennio che tra un po' ci lasceremo alle spalle, infatti è nel 2001 che la Carey pubblica 'Glitter' il primo flop della sua carriera, sarà un flop anche l'album successivo 'Charmbracelet' del 2002 allo stesso tempo anche la vita della cantante non sarà proprio delle può rosee per via della depressione. Dopo un paio di anni di crisi Mariah torno nel 2005 con 'The Emancipation Of Mimi', l'album che la riporta alla ribalta con vendite spropositate in tutto il mondo e il monopolio delle radio americane con praticamente tutti i singoli pubblicati da questo disco. Dopo il successo ritrovato Mariah torna nel 2008 con 'E=MC2' un album decisamente commerciale che sembra destinato a diventare un best seller, ma dopo un fantastico inizio il disco inizia a precipitare nelle classifiche e nonostante i vari singoli pubblicati alla fine dell'anno viene fermata la promozione.
Nonostante l'inatteso mezzo-flop Mariah non si lascia scoraggiare, ma anzi si mette subito a registrare un nuovo album insiere allo storico collaboratore Jermaine Dupri, Timbaland e il consolidato duo The-Dream e Tricky Stewart, alla fine saranno solo questi ultimi due ad apparire nell'ultimo lavoro della cantante, 'Memoirs Of An Imperfect Angel'. Già dal titolo si capisce che qualcosa è cambiato, non si parla più di emancipazione, ma piuttosto si fa riferimento a memorie non proprio gloriose, imperfette. Di certo non è facile per una come la Carey, la diva per eccellenza, aprirsi dichiarando la sua imperfezione e allo stesso tempo cercare di produrre singoli di successo. Il disco inizia in modo sorprendente, ci si aspetterebbe la traccia più forte per l'apertura, ma invece parte "Betcha Gon' Know (The Prologue)", un pezzo lento e di classe dove Mariah appare decisa e ci introduce nella sua vita, con un "welcome to a day of my life". Quando si è ancora ammaliati dall'originalità del primo brano, parte travolgente "Obsessed", il primo singolo estratto dal disco, che dopo un tiepido debutto si è rivelato un buon successo in America. Troviamo una Mariah alterata che si scaglia contro un uomo che la perseguita, aiutata dal beat arrogante della produzione. Siamo solo al terzo al brano e troviamo già la perla del disco, "H.A.T.E.U.", una Mariah così raffinata non si era mai vista. La canzone parla di quando, finita una relazione amorosa, non si vede l'ora di smettere di amare l'ex amante. La produzione del fantastico duo The-Dream e Tricky Stewart si adatta perfettamente alla voce dolce ed espressiva della Carey che sembra decisamente tornata alla luce dopo un paio di incertezze nel precedente album.
Segue "Candy Bling" una deliziosa e inebriante canzone d'amore, per arrivare all'incisiva 'Ribbon', che gioca sul contrasto tra le vocalità delicate di Mariah e il beat forte, ma allo stesso tempo rilassante. Dopo cinque brani si può già intuire che in questo album Mariah gioca molto con l'emotività, con la sua e con quella di chi ascolta. Un'altra ballata è "Inseparable", prosegue l'atmosfera intimistica, si a la sensazione che la Carey stia cantando solo per noi in un club illuminato da luci soffuse in una sera autunnale. Dopo le ballate si riprende il ritmo con un'irriverente uptempo 'Standing O', che come "Obsessed" ci mostra una Mariah arrabbiata e decisa a fare sentire la sua opinione. Ora è il turno di "It's A Wrap", un altro esempio di quanto questa cantante riesca ad essere elegante, questo anche grazie all'aiuto di una sobria, ma allo stesso tempo sorprendente produzione. Ci apprestiamo a uno dei momenti più irriverenti del disco con 'Up Out My Face', si parla di come troncare definitivamente una relazione finita, quando chi sta dall'altra parte non vuole mollare. Con un testo divertente e mai scontato supportato da una musica che segue perfettamente la Carey si ottiene uno dei pezzi piiù piacevoli di tutto l'album. Altrettanto sorprendente la ripresa del brano fatta da una banda, Mariah si deve proprio essere svagata durante la registrazione di questa canzone. Seguono due ballate, la prima è la più commovente "More Than Just Friends", la seconda più ironica in pure stile Carey "The Impossible", queste due tracce continuano a portare avanti l'atmosfera intima e delicata del disco.
Per il finale Mariah lascia le ballate che la contraddistinguono, dopo la sofisticata ed emozionante "Angels Cry", anticipata da un dolce preludio troviamo un "interlude" che vale molto di più del suo nome, infatti la commovente "Languishing" potrebbe valere come une vera e propria canzone, ci introduce al pezzo che chiuderà il nostro viaggio nelle memorie di Mariah. Questo pezzo è la cover del classico dei Foreigner "I Want To Know What Love Is", che grazie a una Mariah al massimo dell'espressività ed ad una produzione più che adeguata da nuova vita a questo classico, peccato solo per il brutto video che accompagna questo singolo. Dopo un'ora di produzioni che sanno essere intime e raffinate, ma allo stesso tempo incisive non si può essere che soddisfatti. Di certo non siamo fronte ad un disco commerciale e immediato come altri lavori della Carey, ma Mariah ci offre molto con questo lavoro, un nuovo lato della sua personalità che è un piacere scoprire.
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