Platinata, iper coccolata, snob, luccicosa sin nei peli pubici, lustrata con cerone e botulino, costretta ad architettare penosi featuring con rappers di quart'ordine per cercare di cavalcare ancora uno tsunami trasformato in pioggerellina d'aprile: è questo l'attuale profilo di Mariah Carey, una star che ha scelto l'impietosa ostentazione della propria condizione di riccona pluripremiata dopo una manciata di lavori d'esordio in cui un bel visino di post-adolescente era curato esclusivamente con la classicissima forma dell' "acqua&sapone" e non con un'alchimia di cosmetica e arroganza. La Carey è ormai di fronte ad un bivio/baratro fra l'autocelebrazione del suo ego smisurato e la prosecuzione di un cammino musicale e artistico monotono e scarsamente variegato che si è spiegato in sdolcinatezze da teenager.
Eppure, miss Carey non è nata come membro attivo di una crew di papponi del calibro di Snoop Dogg e compagnia variegata. Nella prima metà degli anni Novanta il suo nome venne immediatamente accostato a Whitney Houston e all'allora nascente figura di Celine Dion e vincolato indissolubilmente al trend dei pezzoni melodico-strappalacrime-scenografici zuccherosi che tanto riuscivano a vendere e conquistare cuori infranti. Il trittico di grandi voci prestate all'industria discografica e alle colonne sonore romantiche del periodo sfornò ognuna il suo mirabolante curriculum di successi: la Houston si impose con I Will Always Love You e tutte le numerose canzoni di accompagnamento per i propri blockbuster, la Dion fece breccia nel mercato anglofono con The Power of Love, Beauty And The Beast, My Heart Will Go On, Falling Into You, Because You Loved Me e It's All Coming Back To Me Now, mentre la nostra Mariah sciorinò una sfilza di titoli, da Vision of Love a DreamLover, passando per Emotions, Love Takes Time, Without You, My All e Hero. Il declino del pop vocale fra Novanta e Duemila scioccò in parte il trio delle ballatone che presto si trocò a trainare il nuovo connubio fra romanticismo e sonorità R&B. La Carey in parte si difese strenuamente da tale metamorfosi - Butterfly, già ricco di sfumature Rhythm & Blues moderne, è forse il migliore della sua discografia - ma ben presto venne travolta dall'incapacità di mantenere il proprio tradizionale operato senza imbastardirlo pesantemente con i nascenti abomini commerciali: tralasciando il temporaneo declino commerciale inaugurato con la debacle di Glitter, l'estro di Mariah nell'unire "buona musica" e una voce suadente si smarrì - e pare ancora smarrirsi - in fatture melense e omologate che mai riuscirono a confrontarsi con lo charme dei primissimi pezzi "lenti".
Mariah Carey rilasciò nel 1993 "Music Box", terzo album dopo un binomio di successi (l'omonimo debutto e il successivo Emotions) e ultimo lavoro prima della parzialmente malandrina svolta R&B-Hip Hop, escludendo naturalmente il natalizio Merry Christmas e l'inno al vischio sotto l'albero All I Want For Christmas Is You. "Music Box" rappresentò non solo il riassunto delle due puntate precedenti della prima discografia di Mariah e il suo più grande multimillion-seller, ma riuscì anche a incarnare in una manciata di brani tutto quello che era il pop mainstream di maggior smercio nei primi Novanta, a metà strada fra il gradevolmente zuccheroso e scenografico, il ballabile/danzereccio e la malinconia romanzata dei blockbuster "kleenex alle mani". Ed è così che il cavallo di battaglia della signora Carey replicò questa ricetta con la convinzione di poter in futuro portare sulla tavola imbandita delle major e della classifiche menù analoghi.
L'album ospita tre delle maggiori ballate dell'artista, ovvero Dreamlover (vagamente R&B), Hero e Without You, un celebre trittico di brani di grande effetto scenico, densi, ma non troppo, di genuino pathos e sincero romanticismo, privi di qualsiasi ostentazione mielosa o sessualmente esplicita. Seguono altri pezzi di analoga fattura e ispirazione, fra cui il vagamente gospel Anytime You Need A Friend, le calorose ninnananne di Never Forget You e della title-track Music Box, nonché l'apoteosi vocale di All I've Ever Wanted. In questo calderone di ballate c'è spazio anche per la gustosissima traccia dance-house Now That I Know e la uptempo freestyle-funkeggiante I've Been Thinking About You.
Un disco che rappresenta un'epoca o, meglio, parte di un epoca, la pietra miliare di una cantante ormai smarrita fra assurdità e tentennamenti. "Music Box" è, assieme a Butterfly, il lavoro ideale per coloro che vedono attualmente una "bambolona" senza smalto e carisma e con un ego fin troppo sviluppato e non conoscono invece l'origine "nobile" di una grande voce gettata in pasto alla desolante voracità di ghetti trasformati in banche e locali di peep show.
Mariah Carey, "Music Box"
Dreamlover - Hero - Anytime You Need A Friend - Music Box - Now That I Know - Never Forget - Without You - Just to Hold You Once Again - I've Been Thinking About You - All I've Ever Wanted - Everything Fades Away.
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