Mariella, e Vincenzo
Il primo avviso è che questa storia è una storia un po' lunga. E parla di cose di cui è difficile leggiate su feisbuc. O di cui parlerete domani mentre bevete il caffè. Che poi uno debba sempre pensare a quel momento lì, a quando beve il caffè, la mattina, e deve essere quello che sa l'ultima cosa, l'ultima battuta, l'ultima stronzata, è una cosa che io non ho mai capito. Primo perché di fondo non mi piace il caffé. No proprio che non mi piace. Di fondo non mi dice niente. Esattamente come le chiacchere delle otto di mattina mentre bevi il caffé. Io - lo so che sono strano - quando bevo il caffé sto zitto. E di solito nemmeno ascolto neanche. Mi canto nella testa le canzoni. Che sono strano non credo che ve lo devo spiegare.
Mariella nasce ad Imperia. In un giorno di aprile. L'anno non si dice. E' una bella ragazza. Una bella ragazza italiana. Di quelle ragazze che ti fanno essere orgoglioso di essere italiano. Perché mica c'è dubbio, dai, diciamocelo, le francesi ti fanno girare la testa. Le scandinave sono bionde e generose. Ma di ragazze come le ragazze italiane, che ti sorridono e te dici io so cos'è il paradiso non ce ne sono in nessun altro posto. Mariella non è timida. Ma sta al suo posto. C'ha le sue idee, le sue cose, le sue preferenze. Però te le dice se sei in confidenza. No la mattina quando beve il caffé. Lei - se appena può, la mattina alle otto, a bere il caffé mica ci va. In generale la invitano anche. E' una bella ragazza, e gli italiani si sa... Ma lei - se appena può - mica ci va. E se ci va ci va e nella testa si canta una canzone. La sente solo lei. Mica dà confidenze al primo che passa.
Vincenzo nasce a Catania. A novembre. L'anno non ve lo posso dire. Come segni particolari ha che è bellissimo. (oh, è una storia, di quelle che si raccontano. I protagonisti sono carini. Si sa. Se no la gente cambia canale). Beh, sta di fatto che è così. E' un ragazzo davvero carino. E timido. Uno che lui, tipo alle otto di mattina, quando gli altri vanno a bere il caffé, lui mica parla. E nemmeno ascolta. Lui - nella testa - si canta delle canzoni. Come forse qualcuno che conoscete. Solo che lui è proprio carino. Tanto carino che - per Catania - le ragazze, appena lo vedono, gli corrono dietro. E - come solo le ragazze italiane sanno fare, gli sorridono. E quando ti sorridono ti fanno capire cos'è il paradiso. Ma lui no. Lui scappa. Lui è dietro a cantarsi nella testa una canzone. Farla sentire? No, dai. Mi vergogno. Mica so se riesci a capire come ci sono arrivato.
Tutti e due hanno successo. E ce l'hanno subito. Appena decidono che a qualcuno danno qualche confidenza. Lei decide che la sua voce la fa sentire. Lui le musiche che ha nella testa. Piacciono a tutti. Per forza. E' una storia. Una di quelle che la gente paga il biglietto ed entra. E loro sono belli, giovani, e bravi. Mariella e Vincenzo. Che - come tutte le storie - succede poi che le strade si dividono.
Vincenzo scrive musica. Per le strade di Catania deve scappare. Le ragazze lo inseguono. E lui - invece - deve finire questa roba che ha in mente. Non gli importa di altro. Questa roba gira per la sua testa. Non solo alle otto di mattina, a quella balla del rito del caffé. E' una roba strana, e bella. E' un tarlo. Lo deve tirare fuori. Deve capire cosa vuol dire. Vuole capire dove lo porta. Questa roba, molti anni dopo, un crucco di cui non ricordo il nome, la chiamerà leitmotif. E diventerà famoso. E pieno di donne. Anche se era molto meno carino, molto meno interessante di Vincenzo. Ma fa niente.
Mariella canta. Canta con una voce bellissima. Una voce che è come il sorriso di una ragazza italiana. La senti e sai cos'è il paradiso. E tutti la vogliono. In tutti i sensi. Ed è facile, per una che ha una voce come la sua, ottenere ciò che vuole. Mariella no. Semplicemente mica dà le confidenze. I suoi sorrisi li regala a chi vuole lei. E basta. Per il resto ha una canzone da cantare. Nella sua testa.
Vincenzo ha successo. Lo chiamano dappertutto. Gli danno soldi. Tanti soldi. E lavoro. Tanto lavoro. E lui scrive robe bellissime. E nella testa continua a suonare quella sua roba. Quella roba che tanti anni dopo arriverà uno - crucco, mica mi ricordo come si chiami - e tutti diranno mai sentita una roba così. La gente fa in fretta a dimenticarti. Anche se sei giovane, carino, e bravo. E sfortunato.
Mariella invece canta solo quello che vuole. In un mondo in cui basta un'ottava per diventare una diva, e cominciare a fare i capricci lei pensa ad altro. Si sposa, vive la sua vita. Quando si sente pronta, canta. Quando canta canta come una ragazza italiana che ti sorride.
Vincenzo lo chiamano a Parigi. Parigi vuol dire il massimo. E lui ci va. Pochi bagagli. E certo disordinati. E le ragazze francesi ti fanno girare la testa. La testa, che continua a sentire una roba, una canzone. A Parigi lo ospita un amico. Quell'amico è sposato, con una bellissima ragazza francese.
Mariella, a un certo punto, decide che basta. Decide che la vita è stata dolce con lei. Le ha dato una voce che sembra il sorriso di una ragazza italiana. Decide che adesso quella confidenza, quella voce, non è più il momento di farla sentire.
Vincenzo, per poco, non entra a far parte del club dei 23. Di anni in realtà ne ha 33. Quando muore. A Parigi. Per uno strano problema intestinale. Che mica mai si è saputo il perché. Forse la gelosia del marito di quella bellissima ragazza francese.
Mariella invece di anni ne ha settanta. E continua ad essere bellissima. Ma decide che basta. E decide che per dire basta va a Venezia. Canta un'opera. Un'opera in cui il suo personaggio dice addio. Come ultima parola. Prima di salire sul patibolo.
Venezia, la Fenice, la aspettano tutti. Quando entra in scena. Bella come solo una ragazza italiana di settant'anni lo può essere. E tutti aspettano una cosa.
Aspettano Casta Diva. L'ha scritta, più di cento anni prima, Vincenzo. Mica vi posso dire cosa sia Casta Diva, se non la sapete. Vi posso solo dire che vi invidio. Vi posso solo dire che è bella come il sorriso di una ragazza italiana. Vi posso solo dire che se una roba così comincia a girarvi per la testa allora non ve ne frega di niente. Non delle ragazze che ti corrono dietro, non dei soldi, nemmeno forse di quella bellissima ragazza di Parigi che forse ti è costata la vita, tutto.
Tutti aspettano quella roba lì. E lo sanno. Crollerà il teatro. Sarà l'ultimo grazie. Di essere così bella. Lei, Mariella. E lui, Vincenzo.
Come è andata io lo so già.
L'ho sentita alla radio. Voi - insieme a me - potete vederlo domani. Su un sito molto carino, che si chiama https://operavision.eu/en da domani alle sette avremo l'onore di vederlo (tranquilli, è gratis).
Io lo so già. E mica ve lo dico. Sarebbe - anche quella - una storia da raccontare. Ma poi diventa tutto troppo lungo, l'attenzione cala, si sa come vanno queste cose. E poi la pausa caffé finisce.
Io - tutto ciò - l'ho scritto solo per un motivo.
Che mi immagino Mariella e Vincenzo. In un qualche posto. Nascosti, a Venezia. Che bevono un caffé. E che tacciono. Che in testa hanno una canzone. E che non hanno bisogno di dirselo. Che quella canzone è la stessa. Non hanno bisogno di dirsi niente. Che si guardano. E basta.
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