Se si legge di Mariella Nava è inevitabile imbattersi nelle polemiche che lei stessa ha sollevato per l'esculsione dall'ultimo Festival di Sanremo, o nelle notizie poco significative degli uffici stampa, che ripercorrono il curriculum dell'artista, quasi a giustificare la validità di ogni sua produzione, anche futura. Ancor peggio quelle notizie che segnalano la particolarità del nuovo album, intitolato "Dentro una rosa", la cui copertina sprigiona un essenza profumata.

Eppure si dovrebbe scrivere altro su Mariella Nava, una donna che scrive (bene) e che canta (bene) quello che scrive. L'ultimo album segna un passaggio definitivo nella sua carriera, ribadisce il suo talento innato, ma vi aggiunge un elemento che sembrava scomparso negli ultimi due lavori: la sincerità dell'ispirazione. Musicalmente l'album rievoca la melodia italiana degli anni '70, i primi album di Baglioni; negli arrangiamenti, affidati a vere e proprie orchestrazioni, gli anni '70 affiorano come una nostalgia, riscattando in parte l'effetto anacronistico di alcune soluzioni. E anche l'interpretazione risente della "romanità" degli stornelli di "Porta Portese", una caratteristica a cui Mariella Nava sembra non voler rinunciare.

Il disco si ascolta con piacere: è indiscutibile la sua qualità artistica. Peccato che la cantautrice non riesca a spogliarsi del tutto di una certa vena retorica (ereditata da Renato Zero) e di melodrammaticità (ereditata, forse, da Amedeo Minghi e Renato Serio). Ma la retorica è un male comune anche delle nuove generazioni (ascolta Simone Cristicchi o il pur bravissimo Samuele Bersani) e stampa e industria non fanno che incoraggiarla.

Questa la track list dell'album: "Dentro una rosa", "Preludio", "Via della poesia", "Un treno", "Fade out", "La piazza", "Spendi qualcosa per me", "Gli ultimi", "Vita sui capelli", "Guarda giù", "La strada", "Portami con te", "Finale".

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