Fugazi del 1984: libidine!
I Marillion sono forse i primi ad aver inventato una discografia-concept: nel primo il clown suona tristemente il violino, qui riposa nella sua stanza, in Misplaced Childhood evade dalla stanza del bambino dall’infanzia scombussolata. Il disegnatore è il grandissimo Mark Wilkinson che anche in Fugazi non delude: la gazza, il camaleonte, il bicchiere pieno di sangue, la maglietta strappata, il trenino, l’alieno dal televisore, il tacco a spillo e l’abbazia fuori dalla finestra sono tutte immagini simboliche volute dal mastodontico frontman. Perché Fish è il grande personaggio nella band, il leader indiscusso, dotato di una notevole dose di carisma, ma è anche (e soprattutto) un poeta. Le parole delle canzoni sono complesse, ricche di artifici retorici (spesso in rima, ad esempio), cariche di doppi sensi e chi mastica un po’ di la lingua straniera converrà con me che sono scritte in un inglese fuori dal comune. Oltre a ciò, Fish possiede una delle più grandi voci di questo pianeta. Nonostante sia spesso stato catalogato come pallido imitatore di Peter Gabriel, si può dire che ascoltando bene i brani in cui canta si nota una differenza piuttosto lampante.
Assassing è una delle canzoni più cattive, aggressive e ossessive mai scritte dai Marillion. Parla del difficile rapporto di due personalità che vivono nello stesso corpo, in cui la parte assassina cerca di convincere quella buona a rinnegare il bene. Un intro da paura ci porta alla chitarra un po’ funky che sfocia infine nel riff. L’intermezzo di sintetizzatore è da brividi e la voce di Fish è fenomenale. Spettacolare anche la fine, in cui Fish ruggisce con una voce da baritono: “And what do you call assassins who accuse assassins anyway, my friend?”. Questo è a mio giudizio il brano più bello dei Marillion insieme a Kayleigh e Incubus. Quest’ultima è un altro capolavoro, in cui compaiono ben cinque temi musicali diversi tutti legati fra loro: la strofa (come dimenticare il mitico UUUuAh?), l’arpeggio di chitarra, il reprise della strofa, il bel pezzo di piano, l’accelerazione e il finale. Da notare lo splendido assolo del chitarrista Steve Rothery. Ha uno stile tutto particolare perché gli assoli li studia a tavolino e risultano essere non solo molto melodici, ma anche talmente scritti bene da rimanere impressi nota per nota nella mente di chi ascolta. Rothery è mostruoso. Ma tutta la band dà il meglio di sé: scrivere un pezzo così è inconcepibile per una mente comune, bisogna avere la genialità. Una curiosità: Peter Hammill, che faceva da spalla ai Marillion durante il tour di Script of a Jester’s Tear, ha ispirato a Fish (di cui è grande amico) le parole per le canzoni Assassing e Incubus regalandogli un disco di musica islamica!!! Un bel sintetizzatore introduce Punch & Judy, che parla della paranoia di Fish verso i vincoli di una relazione e della visione di essa come un inferno in cui i partner si addossano a vicenda le colpe dei fallimenti nella loro vita, culminando con un divorzio (“Worst ever thing that ever happened to me / Oh for D.I.V.O.R.C.E., OH Judy!”).
Jigsaw parla degli intrighi di coppia e delle carte segrete che vengono tenute nascoste prima di essere giocate. Il ritornello si canta al primo ascolto e suscita emozioni nel cuore dell’ascoltatore. Jigsaw è fenomenale e anche qui le tastiere fanno il gran lavoro. Non dimentichiamo anche la parte ritmica: il basso non ha segreti per il mitico Pete Trewavas (che tra l’altro è anche un ottimo compositore) e Ian Mosley si è già integrato alla perfezione nella band. She Chameleon fu ispirata da una delle tante storie di groupie che cominciarono a frequentare la band dopo i concerti nel 1983: parla proprio di sesso fatto “on the road” (“So was it just a fuck, was it just a fuck, Just another fuck I said”). E’ un lento bellissimo, con l’organo da chiesa dal riff ‘ondeggiante’ e un assolo di moog spettacolare.
Emerald Lies parla della sofferenza di un circolo di separazioni e riconciliazioni, che in quel momento stava vivendo Fish stesso. Il basso di Trewavas fa tremare lo stereo. La title-track Fugazi tratta invece di una veduta generale del mondo, definito appunto con questo aggettivo tratto dal gergo dei soldati americani in Vietnam. Bisogna sapere infatti che durante il tour di Script for a Jester’s Tear, Fish era ossessionato da questa guerra e leggeva libri su libri sull’argomento. Da qui estrapolò la parola Fugazi, che letteralmente significa “tutto a puttane, tutto fottuto”. Quindi la visione della società non risulta molto ottimistica. Magnifico l’intro di piano, seguito da un bel passaggio di chitarra. Poi la canzone si fa più movimentata, con dei begli stacchi di basso e batteria. Fish cambia la sua voce e il sintetizzatore va a manetta. Un pezzo cupo poi ci porta alla fine meravigliosa della canzone e dell’album, al grido di “Where are the prophets, where are the visionaries, where are the poets / To brach the dawn of the sentimental mercenary”.
Ma non finisce qui: è uscita la versione rimasterizzata con il secondo CD!!! La gioia di tutti fan. Cinderella Search è un singolo spettacolare con il solito finale ossessivo alla Fish. Three Boats Down From The Candy incanta dall’inizio alla fine. Poi troviamo il mix alternativo di Assassing e quattro demo: She Chameleon, Punch & Judy, Emerald Lies e Incubus. Avrei ancora tanto da dire, ma finisco dicendo solo questo: non scaricate questo album da internet, perché ogni singolo centesimo speso per Fugazi è speso strabene. Uno dei più grandi capolavori della storia del progressive.
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