Considerati in mesta marcia sull'inesorabile viale del tramonto, gli albionici Marillion sfoderano una prestazione che lascia basiti: "Marbles" é un doppio compact distribuito direttamente in proprio (la versione disponibile nei negozi é quella singola), eppure riluce di una qualità complessiva che ha dello stupefacente. La trovata della Band ha peraltro spiazzato gli addetti ai lavori: l'opera é stata difatti finanziata dagli stessi fan, ai quali la Band ha chiesto una sorta di "sottoscrizione volontaria" al fine di confezionare il "capolavoro" con gli adeguati mezzi tecnici. E, manco a dirlo, ci sono riusciti.
Il ricordo dei Marillion migliori é strettamente legato alla figura del vocalist Fish, nonché ad un disco del calibro di "Misplaced Childhood". Il suo successore, Steve Hogarth, ha comunque dimostrato doti interpretative invidiabili ed oggi, nonostante l'età ed un'estensione più misurata rispetto agli esordi, egli suggella ogni traccia di "Marbles" con un pathos canoro esemplare. Gli oltre tredici primi di "The Invisible Man" risultano introduzione perfetta, altamente emozionale e suonata quasi in "punta di dita", a riprova delle indubbie doti tecniche del gruppo. All'ascolto, affiorano echi di Pink Floyd, U2 e persino Coldplay (inconfondibili certi incastri basso/pianoforte), ma la magia dei Marillion resta comunque intatta, come ben si evince dall'incanto zuccherino di "Angelina", sorta di lezioso cunnilingus sonico, dai cunicoli psichedelici di "Drilling Holes" o dall'afflato epico della stupenda "Neverland", vera summa trascendente dell'intero concept.
I Marillion del 2004 non rientrano evidentemente in alcuna categoria "post" del rock del nostro tempo, ed anzi si affacciano spesso e volentieri alle sterminate praterie sonore dei Seventies. Eppure "Marbles" suscita emozioni genuine e stordenti, giocando sapientemente con le percezioni nostalgiche dell'inconscio collettivo, in un dedalo di rimandi che prima sopisce e poi affascina. E' un disco nato da una storia d'amore, musicisti ed appassionati che uniscono le forze per un progetto comune, e per una volta possiamo affermare che il denaro ha rappresentato il mezzo e non il fine della vicenda. Se "Misplaced Childhood" é per certi versi inquadrabile come il loro "Dark Side Of The Moon", questo "Marbles" potrebbe essere l'equivalente di un "Wish You Were Here".
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