Da cinque più uno*, in genere e secondo quanto la aritmet®ica impartisc(i)e, si estrapolerebbe un algebriqamente sacrosantissimo (et DeB-impossibile)prodotto-Sei.
Vice/versa nell'affrontare l'auricolare audizione di cotanto Alto oltreché Jazz-Soul Quintettistiqo ensemble tricoloriforme soggiunge alla fallace de-memoria l'applicabilità della arcaico-algebriqa teoria NoMeansNo-iana ("0+2 = 1"): ovvero non sempre la semplice somma degli addendi gènera quanto ipoteticamente et semplicisticamente numerologiqamente pre-supposto.
Cosa starei farne-dicendo ?
Non ne avrei la benché minima idea (addirlatutta): ma non è questo il .
Stà di fatto ** ché cotanto scarsamente crìnito, siqulo & giovine bellimbusto, dalla notevole und really interesting Negroid-Soul-Voice estrapola dal cilindro cotanto squisito et grazioso discobolo altresì grazie alla lungimirante economico sdoblonatura della milanese "Schema Records": ben twelve sono le musico-porzioni del gradevole piatto posto alla nostra audio-papillare degustazione per una complessiva ora (scarsa) di assaggio complessivo; il Buon Mariolone si cimenta, estendendo a tutto il felpato e moderatamente sound-demodé discherello di debutto, nella propria personale canora virtùte, barcamenandosi garbatamente quanto (fin troppo) equilibratamente tra apprezzabili et Martinistiche riletture di semi-obnubilati Jazz-classics ["I Can't Keep From Crying Sometime", "I'm Her Daddy"] a calibrati, eleganti, talvolta vincenti spezzoni autoctoni (la ultra-arcinota, NicolaContiana per antonomasia "This Is What You Are", "Never Die" o la stentorea, gradevolissima traccia ché titola il lavoro).
Ciò chè non (mi)convince compiutamente (se così vogliamo ingenerosamente osare) di questo sollazzevole nu-vetero-jazz (?) trabajo risiede nella strumentalmente scarsa (anzi: totalmente assente) predilezione verso qualsivoglia tipologia di contaminazione "odierna": una sorta di sound-impermeabilità ché si tramuta, talvolta, in assoluta prevedibilità delle soluzioni procrastinate: il tutto suona moderatamente à meraviglia, tramite e in virtù d'una asettica "perfezione formale" chè da un lato lascia piacevolmente sorpresi ma dall'altro esprime esattamente cio che ci si attenderebbe, indi come (per converso) non dovrebbe.
A scanso d'equivoci è bene rimarcare ché non v'è alcunché da obiettare sulla godibilità e sulla effettiva piacevolezza d'insieme: esecutori pregevoli e piacevoli alla fruizione e, naturellement, nothing da ridire sul miràbile talento, sulla efficacia e sulla gradevolezza posta in essere dai tracheali, umbratili, arcigni e generosi vocalizzi del Messer Biondi, il lavoro scorre vieppiù allegramente dalla prima alla conchiusiva traccia, senza alcuna tentazione skip-estrapolatorea. Altresì è opportuno ritenere ché sé avesse(ro) voluto "osare" maggiormente ci troveremo tra i consunti et mangiucchiati polpastrelli non solamente un piacevole, radio-friendly, moderatamente transitorio ma frizzante divertissement.
Ad ogni modo, son giovani: si faranno (non in senso lato, I hope).
* Mario Biondi (voce); Fabrizio Bosso: tromba Daniele Scannapieco: sax Luca Mannutza: piano Lorenzo Tucci: batteria Pietro Cincaglini (contrabbasso) Sandro De Bellis (percussioni); Gianluca Petrella (trombone)
** e qua inizierebbe (condizionale d'obbligo) la "vera" quanto Bionda de-trattazionem: l'iniziatoreo resto si puòteva tranquillamente tralasciare.. mi rendo qonto seulement ora ché dovevo/potevo testimoniarlo prima: maledetto mononeurone!!
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