Copio la trama da internet

Tommaso (Mario Merola) e sua moglie Matilde si guadagnano da vivere per le strade di Napoli. La donna è incinta del loro primogenito ma, a causa di un parto complicato, il neonato muore. Nello stesso ospedale una giovane donna, abbandonata dal suo compagno, muore nel dare alla luce un bel maschietto. Con la complicità dell'ostetrica, Tommaso sostituisce il neonato morto con quello vivo, che chiamano Feliciello. Anche Matilde qualche anno dopo muore di un male incurabile e Feliciello cresce circondato dalle cure di Tommaso che fa ogni sorta di sacrificio per non fargli mancare alcunché. Ma un giorno il padre naturale si fa avanti e reclama suo figlio…

Film del 1981 con Mario Merola e altra gentaccia.

Non è facile recensire un “film” così e non ha nemmeno molto senso. Dal punto di vista tecnico è una mezza porcata, no scherzo dai è una porcata totale.

Il re della sceneggiata napoletana dunque, un uomo ributtante nell’aspetto ancor prima che nella persona.

Un uomo simbolo di “certa napoli”. La napoli della gente ignorante, gente dal grande cuuuore (la “o” è rigorosamente chiusa).

Stereotipo di sub-umani devoti a san gennaro gesù bambino la madonna e tutto il cucuzzaro.

Rassegnati, fatalisti, piagnoni, impiccioni, altruisti, tanto buuoni (la “o” è rigorosamente chiusa come danè troppo buono della pubbli con ciro ferrara di qualche anno fa).

Mario Merola: estorsore naturale di lacrime rigorosamente napulitan’ (sono più bagnate, sono di più e sgorgano direttamente dal cuuuore).

Lo paragono a Vanna Marchi che vendeva il sale agli stolti spacciandolo per amuleto.

Il pubblico di Mario Merola (e sono tanti) è l’umanità più umile e ignorante, proprio come gli scemi che Vanna ha salassato.

Eppure:

eppure Mario Merola aveva personalità, cantava bene aveva una bella voce, ci metteva impegno e passione.

Che vi piaccia o no, Mario Merola era un artista.

In un certo qual modo la sua eredità è stata purtoppo raccolta da un pezzo di merda insignificante, una volta ancora nell’aspetto ancor prima che apra bocca. E quando apre bocca per cantare la sua voce è fastidiosa, amorfa come le sue canzoni sceme, insulse, scialbe.

Anche questo schifo d’uomo che ancora circola purtroppo, ha fatto breccia sullo stesso target di Mario Merola, quella stolida umanità di cui sopra.

Avrete capito che sto parlando di Gigi D’Alessio.

Avrete capito che nonostante ci sia stata un’evoluzione della specie umana, o meglio così sarebbe dovuto accadere – sono passati più di 30 anni e la tecnologia ha fatto passi da gigante – certa gente ancora esiste e guadagna fior di quattrini più o meno nella stessa maniera, chè non c’è mai fine al peggio.

p.s. la regia non è di mariomerola ma non potevo certo perdere tempo per creare questo regista!

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