"Jingle bells, jingle bells, jingle all the way..."
Sentite anche voi questo suono di campanellini, questo profumo di vischio e dolci, queste voci di bimbi in festa? Se sì, come spero, allora siete anche voi immersi in quel periodo "magico" chiamato... sì, lo sapete come.
Ordunque, l'essere nel periodo del mitico "sol Invictus" mi ha spinto a rivedere questo capolavoro del maestro Monicelli, ambientato proprio nel periodo del rosso dei babbi natale e del verde dei folletti.
La trama è presto detta, esile com'è: quattro famiglie si ritrovano per le feste decembrine a casa dei genitori; e tutto pare scorrere bene, finché i suddetti genitori non hanno l'idea di proporre ai figli di andare a vivere a casa di uno di loro.
Scoppiano così dei litigi tra le quattro famiglie, e vengono a galla rancori sopiti, sordide gelosie e loschi tradimenti, finché... Finché i bravi uomini e le brave donne che compongono questi nuclei affettivi non hanno la brillante idea di regalare una bella stufa a gas, ai genitori, e di fare in modo che salti in aria proprio la sera di Capodanno, mandando alle stelle i cari e mai troppo lodati genitori.
Non ci sono tanti tempi morti, nella pellicola, a parte forse il finale, con il veglione di capodanno analizzato troppo precisamente.
È un film amaro, comunque, che ci inchioda davanti alle nostre responsabilità affettive: che noi siamo figli, genitori o nonni, non importa. Quello che importa è cercare di essere il più possibile "umani" con i propri familiari: anche se non ci stanno simpatici o li riteniamo troppo diversi da noi.
Straordinaria la prova di Paolo Panelli, soprattutto quando il nipotino gli chiede, mettendo alla prova il suo inglese: "what Is this?" e lui risponde, dall'alto della sua sapienza nonnesca: "mo' te do no schiaffo!"
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