Mariottide è un genio.
Nonostante sia soltanto un disco di debutto, "Tristezza A Palate" suona come il disco dell'apice della carriera di un artista, il capolavoro, la cima su cui fermarsi per non correre il rischio di scendere più in basso.
Melodie indimenticabili, liriche profonde e sincere ("...ti ho chiamato e mi hai risposto 'il mio numero è diverso' ", dalla title-track), una voce straordinaria e unica, valorizzate da una produzione eccelsa in grado di far risplendere al massimo ora le incredibili vocals del Nostro, ora un'esplosivo riff di fisarmonica (strumento molto amato da Mariottide), ora un particolare sfoggio di tecnica del tastierista.
"Tristezza A Palate" è uno di quei dischi in grado di travolgerci e ribaltare il nostro stato d'animo: si passa dalla malinconia opprimente di "Tristezza A Palate" alla gioia impossibile da trattenere di "Mariottide Canta Shakira", per ritornare alla straziante "Allegria Vattene Via" e infine essere schiacciati dalla rabbiosa ira di "Botte".
Al termine del viaggio si è estenuati, ma felici. Sembra finalmente che si sia trovato un erede moderno della musica cantautoriale italiana, in grado di riportare il genere all'antica gloria che oggi non vanta più, un degno successore dei vari De Gregori, Guccini, Gaetano, forse in futuro anche in grado di superarli.
Capolavoro assoluto.
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