INTRODUZIONE
Guardo fuori dalla finestra e vedo un bel campanile che si staglia su un cielo alla "Celentano". Una cartolina perfetta se non fosse che è lunedì mattina e cotanta bellezza primaverile ha il sapore di un'immane presa per il culo. E così, per il secondo week end di fila, le mie buone intenzioni di fare una gita in montagna sono andate a peripatetiche a causa del meteo. Ancora una volta! Poco male: per fortuna sono riuscito ben presto a levare le mie chiappe dal divano evitando di vedere Maurizio Costanzo masturbare più o meno bene il sax nel becero programma domenicale per eccellenza. Mi sono fatto una bella camminata a piedi in città, senza macchina, e mi sono imbattuto nella locandina di Persépolis. Ne avevo sentito parlare, molto bene, di questo film d'animazione tratto da un fumetto di una donna iraniana scappata in Francia. Incuriosito entro nel cinema...
Appena varcato l'uscio vengo messo di fronte ad uno stuolo pressoché infinito di donne. Mi sento quasi in imbarazzo. Grappoli di amiche si devono essere date appuntamento per lo spettacolo delle 19.30, mi dico. Un rumore basso, fitto e persistente, si insinua subito nelle mie orecchie e continua quando le luci si spengono e le immagini si materializzano sullo schermo. Mentre lo spot della Eni mi ricorda (per ben due volte) che ci tiene davvero molto a me, non posso far altro che pensare se quelle palate di merda, le persone oggetto dello sputtanamento da parte del mini-universo femminile seduto al mio fianco, se le meritano davvero.
Il dubbio rimarrà tuttavia per sempre insoluto //
In quanto il cinema ha inizio ed il pubblico resta finalmente muto.
IL FILM
Persépolis ovviamente ci mostra un punto di vista femminista e sinceramente, "vista" la vita di Marjane Satrapi, come sarebbe potuto essere altrimenti? Insomma, vivere e crescere nell'Iran in un momento di transizione tra la dittatura e la rivoluzione che ha dato vita all'insediamento dei fondamentalisti deve essere stato terribile. A fare da cornice della sua infanzia le macerie della guerra con l'Iraq che in otto anni ha causato un milione di morti. Marjane durante lo scontro bellico è stata mandata in Austria dai genitori e una volta tornata è stata obbligata a vestire, mangiare, bere e perfino correre in un determinato modo per rispettare le regole imposte dal severo regime. Un contesto del genere ha sicuramente inciso sulla sua socializzazione e visione del mondo. Specialmente per lei, che ha avuto la possibilità di assaggiare durante la prima adolescenza un contesto completamente diverso dal suo: l'Europa. Gli uomini con i quali viene a contatto (occidentali e non) nel film molto spesso vengono fotografati come oppressori, egoisti ed in alcuni casi più semplicemente come inetti ed incapaci. Le figure maschili positive, invece, o sono state assassinate (ad eccezione di suo padre) o sono finite comunque in malo modo.
Archiviare tuttavia il film come mero manifesto del movimento femminista sarebbe una banalizzazione dell'opera dell'autrice in quanto Persépolis è un film d'animazione davvero ben confezionato. Partendo da un flashback in un aeroporto francese (paese dove vive da quando ha 24 anni), la Satrapi ripercorre con estrema realtà la sua intera vita di ragazza vivace, curiosa ed anticonformista. Lo fa con intelligenza e ritmo, ma pur nei momenti più esilaranti rimane sempre visibile un naturale velo di tristezza per essere stata costretta ad abbandonare la terra natia alla quale era profondamente legata.
Fotografare e condannare la stupida ottusità di un regime è una cosa, ma riuscire, in alcuni casi, a sfottere e mettere in mostra con battute taglienti le sue ingiuste regole significa muoversi su un livello superiore. Marjane ne ha per tutti: anche per noi occidentali che con i nostri supermercati pieni di cose da mangiare abbiamo anche la spocchia di parlare e giudicare.
Questo film trasuda di profonda malinconia e disperazione per un Paese natio che la regista non riconosce più. La pellicola è un continuo cambio di ritmo: passiamo dal periodo delle frivolezze dell'amore che contraddistinguono l'adolescenza, all'orrore della guerra e della repressione con una facilità disarmante. Ridiamo di gusto di fronte alla figura meravigliosa (saggia e divertente) della nonna, ma dopo un secondo siamo messi di fronte alle fucilazioni. Lo stesso discorso vale per la colonna sonora che spazia dal metal, al pop, all'etnico per riuscire a "stare dietro" e fare da buon contorno ad un quadro estremamente variopinto ed originale: la vita burrascosa dell'autrice. La forza di Persépolis consta quindi nell'eterogeneità del racconto che viene proposto ed il suo sapersi distaccare da un lato monotematico (quella della dura condizione del suo Paese). Al contrario Marjane riempie questi 95 minuti di denuncia con tinte di allegria, filosofia spiccia, vita quotidiana e tante piccole sfumature che fanno davvero la differenza perché rendono il lavoro molto credibile e veritiero. Immagino che questo sia uno dei motivi che ha spinto l'attuale governo iraniano a condannare con forza Persépolis e la Satrapi.
CONSIDERAZIONI FINALI
I disegni in bianco e nero (con solo qualche sparuto innesto del colore) hanno ripreso in maniera fedele quelli dell'omonimo fumetto e, per quanto non siano perfetti e reali come quelli dei film d'animazione recenti "alla Shrek", risultano essere piacevoli. Per i primi minuti sono rimasto spiazzato in quanto non mi era mai capitato di vedere un cartone che trattasse fatti reali ed appena uscito dalla sala mi sono chiesto se l'utilizzo di attori non avrebbe reso migliore la pellicola. Forse no. In questo modo Marjane ha voluto dare alle immagini un ruolo essenziale lasciando tutto lo spazio possibile ai temi che ha trattato con grande intelligenza, riuscendo a rapire l'attenzione della platea.
Buona visione
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