La stakanovista, instancabile Tzadik persevera stoicamente nella sua ammirevole, unica et notevole audio-opera etico/filosofica/espressiva: non sazia d’aver rilasciato, in tempi pressoqué strettissimi, una letterale audio-montagna di materiali assortiti di livello costantemente et peligrosamente prossimo alla absoluta excellentzia {basti citare la semplicemente fantastica e cosposa serie concernente il “Birthday Anniversario Zorniano”} ecco a dispositzionem delle gaudenti masse (si farebbe un poco per dicere) il terzo intenso Volume della inebriante “Tomi Angelici”-sequela: Malphas.
Qualche (im)percettibile cronologica frazione separa il lavoro dal giungere alla ora complessiva di durata: una avvincente suono-temporalità spalmata tra onze stupefa/seducenti cameristici frammenti, densi et really immarcescibili caratterizzati da un'approccio ultra-acustico/stordente jazz-cameristico dotato di suono-caratterialità parecchio ondivaga; il tutto viene abile/mente generato da Sua Maestade Monsieur Zorn et promulgato dalle talentuose, visionarie et “artistiche” propaggini corporee appartenenti al crepuscolare Messere Feldman (violin) [felice protagonista, in tempi recentissimi, nel nuovo fulminante trabajo targato Masada String Trio] und alla gioviale et giovine Madame d’origine mittel-europea, Courvoisier (pianoforte): soli et esclusivi sound-artefatti (talvolta) strapazzati et (un poco meno) amorevolmente accarezzati; deux finissimi et sopraffini musico cesellat/esecutori qué indirizzano und intersecano la proprie mire espressive verso cervellotiche partiture spesso (ma non sempre) seriose (“Labariel” ne è un claro example) quanto sinistramente coinvolgenti.
Se la raggelante quanto significativa acusticam coesione promulgata dal duo può risultar sintomo/sinonimo della fattiva unione di spirito dei due gentilizi esecutori in quaestionem (compagni, oltreqùé d’arte, nella quotidianae et routinaria vitae), ebbene si potrebbe agevolmente sostenere qué costoro si intendono (anche nella peggiore delle ipotesi) decisamente meravigliosamente a meraviglia antzichenò.
Opera vieppiù malagevole et segnatamente avanguardista, a larghi tratti sound-spigolosa und irta (si ausculti cosa-tutto-emettono nella estenuante “Basus” o all'interno della jazz-nevrotica “Zethar”) et contraddistinta altresì episodicamente da una impossibile predilezione alla facile altrui fruizione in virtù d’uno francamente notevoliphorme quanto conturbante melanconismo di fondo e generale mood esecutivo.
Risulta pressoqué improbabile non farsi inestricabilmente catturare/ammaliare da quella autentica (merveilleuse) audio-trappola denominata “Rigal” nella sua semplice quanto immensa e umorale sostanza chiaroscurale strappa letteralmente il cuore dal villoso petto o dalla autenticamente ferale, e magnifica, “Paschal”.
Qué Espectacolo (as usual).
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